REVIEW PARTY|Recensione di: “Blu d’inchiostro” di Isabella Vinci

Buongiorno, Notters!
Ci sono storie che, in qualche modo, sono destinate a noi.
Storie che ti colpiscono sin dal primo istante, che si insinuano sotto pelle e scavano nel profondo delle nostre anime. Storie che, una volta conosciute, non potrai mai dimenticare per le emozioni che hanno scatenato in te: rabbia, allegria, tristezza, una profonda tristezza, gioia, quella vera, quella di vivere. Storie che ti scuotono, che ti percuotono, che ti lasciano segni indelebili. Storie che, una volta concluse, ti lasciano dentro un grande vuoto che difficilmente riuscirai a colmare. Storie che tirano fuori le emozioni, che graffiano, che ti aprono una voragine dentro, che toccano corde che non sono mai state toccate prima di allora. Storie che rimangono, che anche a occhi chiusi, nonostante la tristezza che ti hanno suscitato, consiglieresti.
“Blu d’inchiostro” di Isabella Vinci è una di queste storie e oggi, con mio immenso piacere, sono qui a parlarvene.

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COVER ISA

 

Titolo: Blu d’inchiostro
Autore: Isabella Vinci
Editore: Self-Publishing
Genere: narrativa contemporanea, romance
Pagine: 220
Prezzo: 1,99 €
Data di pubblicazione: 30/07/2019

 

 

SINOSSI

“Caro amico lontano, ho pensato a lungo a cosa scriverti, a come risponderti. Sono confusa e arrabbiata ed è il momento più brutto della mia vita, ma ho capito una cosa. Non so più chi sei e forse non l’ho mai davvero saputo. Sono giunta a questa decisione. Non ti scriverò più.”

Gabriele è affamato della più piccola briciola di vita al di fuori dell’ospedale. Sofia è la ragazza che ama e che non ha mai visto, con cui si scambia lettere fin da quando è bambino, mentre lui è la colonna portante di lei, sua guida nei momenti più bui, suo migliore amico e sua anima gemella.
Si può amare così intensamente qualcuno che non hai mai incontrato?
La persona che l’ha spinta a vivere davvero, a viaggiare, a sperimentare e a inseguire il suo sogno. Anche se si ostina a non volerla incontrare in una camera sterile di un triste ospedale.
Sofia è convinta che nessuno avrà mai il suo cuore come lo possiede Gabriele, finché non si scontra letteralmente con Leonardo, misterioso, a tratti freddo come il ghiaccio, taciturno e bello come un dio dannato, sembra portare il peso del mondo sulle sue spalle.
E arriva il momento in cui ha bisogno di chiarezza e di un contatto reale, perché ha bisogno di capire. Perché se Gabriele le ha insegnato qualcosa, in tutti quegli anni di fitta corrispondenza fatta di lettere, email e messaggi, è che la speranza non muore mai. Non importa quanto questa sia pericolosa e possa toglierle tutto in un singolo istante. Non le resta che smettere di sperare e iniziare a seguire la strada che le indica il cuore. Sempre che non sia troppo tardi.

RECENSIONE
ATTENZIONE, POSSIBILI SPOILER

È passato un giorno da quando ho finito di leggere “Blu d’inchiostro” di Isabella Vinci e fatico a organizzare i pensieri, a recuperare i pezzetti che ho perso durante la lettura. Gli ultimi due giorni sono stati veramente difficili. Le ultime due sere, mentre le parole scorrevano veloci davanti a me, mentre volevo/dovevo proseguire con la lettura perché dovevo/volevo assolutamente sapere come andava a finire, sono state veramente estenuanti, emotivamente intense. Questa storia si è insinuata sotto pelle, scivolata nelle vene. Mi ha scosso dall’interno. Non è stata una storia facile e semplice da leggere, le emozioni sono state veramente tante e anche ora, in questo momento che cerco di riordinare le idee e le sensazioni provate, sento un groppo alla gola e cerco di scacciare via le lacrime, residuo di quella che si è rivelata essere una storia dolce, commovente ed emozionante come poche.

“Sofia era maledetta. O perlomeno stava iniziando seriamente a pensarlo. Lei, che non aveva mai creduto nella sfortuna e leggeva l’oroscopo quasi si trattasse di una barzelletta, era convinta di essere maledetta. Dopo la giornata appena trascorsa non poteva non essere così.”

47827a8e3e8eaaf8193799ab008859aeSofia ti entra dentro da subito. Fa tenerezza, molta tenerezza. Sin dal primo istante che fai la sua conoscenza. Ha la testa tra le nuvole? È distratta? Oppure è davvero maledetta? Sembra che gliene succedano di ogni colore. Sembra attirare imprevisti, guai e problemi di ogni sorta. Una calamita attira complicazioni.
Ne ha dovute passare molte nella sua giovane vita, ma adesso è a una svolta importante, il futuro che ha sempre sognato è a un passo da lei, la realizzazione dei suoi sogni e del suo duro lavoro. Perché lei ha lavorato tanto per essere lì dov’è ora e non può lasciarsi sfuggire quell’occasione per nulla al mondo! Eppure…qualcosa sembra trattenerla.
Un cofanetto di cartone rigido.
Che contiene diciott’anni di lettere.
Tante lettere scritte con inchiostro blu.
Parole e parole che pensava di aver dimenticato, che avrebbe voluto forse dimenticare, ma che non potrà mai perché fanno parte di lei.

“Caro amico lontano, ho pensato a lungo a cosa scriverti, a come risponderti. A cosa dire o non dire, per il tuo bene e per il mio.
Sono confusa e arrabbiata ed è il momento più brutto della mia vita, ma ho capito una cosa. Non so più chi sei e forse non l’ho mai davvero saputo.”

Gabriele è in ospedale da quando aveva quattro anni. Chiuso, confinato, imprigionato nel reparto di Immunologia. È per il suo bene, ma a lui molto spesso sembra una prigione, dorata, ma pur sempre una prigione.
Sofia è la sua finestra sul mondo.
È il suo raggio di luce in mezzo alla tempesta.
È l’arcobaleno che illumina il cielo nel mezzo di un temporale.
È la stella polare che conduce ogni viaggiatore a casa.
È la linfa vitale che scorre forte nelle sue vene.
È acqua per una pianta disidratata.
È vita.
Sofia è un’amica, una confidente…una speranza.

Gabriele e Sofia non si sono mai visti.
Non si sono mai telefonati né si sono mai scambiati un messaggio.
Il loro legame è fatto di parole e inchiostro blu.
Lettera dopo lettera, parola dopo parola, il loro rapporto diventa qualcosa di unico e inimmaginabile. Qualcosa che sorprende pure loro.96f9268c66bfc059b4d74d9a99bdc09d

Io e te, anche se fossimo lontani anni luce, riusciremmo a trovarci.

Sofia sa che può contare su Gabriele. Lui è un pilastro per lei, la sfida, la provoca, la sostiene. Anche se sente che lui le nasconde qualcosa. Anche se sa che non è completamente sincero con lei. Anche se lui si nega a lei. Sofia vorrebbe potergli stare vicino, vorrebbe vederlo, toccarlo, abbracciarlo. Vorrebbe finalmente potersi guardare negli occhi. Anche solo sfiorarlo per un attimo. Anche solo potersi guardare attraverso il vetro di una stanza asettica. Solo per un attimo. Per sentire che tutto quello che sente e che prova è reale.
Dove sono finita? La verità è che mi sono persa. Non so più dove sono. Dove sono? E tu, tu… tu dove sei? Sei reale? Sei vero? Esisti da qualche parte? Se esisti davvero, ti prego… io ti prego, permettermi di trovarti.
Ma Gabriele non vuole.
Anche se le lettere di Sofia sono uno specchio, lo specchio della sua anima e della sua sofferenza e lo hanno sempre salvato dal baratro.
Non vuole che lei lo veda in quel letto di ospedale. Non vuole leggere la pietà nel suo sguardo. Non vuole sentire la sua compassione. Non vuole mostrarle le sue fragilità. Perché ha paura di quello che potrebbe essere. Perché il peso che si porta dentro è più grande di tutti loro. Perché Gabriele vede oltre e sa che quello che sta facendo, anche se fa male, un male terribile, è la cosa più giusta da fare. O forse no?

f0437273cc6faef80bf02228b281ee0c-Certo che sono reale. Perché pensi che io non lo sia?
-Perché sei una creatura fatta di carta e inchiostro, per me. Non sei reale. Perché se tu fossi reale, staresti al mio fianco adesso. Se tu fossi reale, saresti qui con me. Mi diresti come affrontare la marea nera che mi sommerge.
Mi aiuteresti a superarla. Mi tireresti fuori dal mare. Sto annegando e tu non ci sei. Tu non sei qui. Perché tu non sei reale.
-Sofia. Io respiro. Io vivo. Io sento. Io percepisco. Io provo angoscia. Io provo dolore. Io sono preoccupato per te. Io sono reale. Come ogni respiro che fai. Come ogni respiro che ti rimproveri.

Sofia ha diciott’anni. Ha un mondo che l’aspetta. Dovrebbe solo pensare a pianificare il suo futuro, ma con leggerezza. Dovrebbe pensare a divertirsi, a ridere con le amiche, a innamorarsi, a progettare una vacanza per festeggiare l’avvicinarsi della maturità, a compiere assurde follie. E invece, all’improvviso, la sua vita viene stravolta da una grave perdita. Sofia si sente persa, si sente improvvisamente svuotata. Cade in mille pezzi. È come spezzata. E nessuno può ricomporla. Sa che non sarà mai più quella di prima. In questo tragico momento vorrebbe solo Gabriele, il suo Gabriele accanto. Vorrebbe una parola di conforto, un abbraccio…un contatto.
Ma questo, ancora una volta, non è possibile. Vuoi per una precisa scelta, vuoi per il destino che ancora una volta sembra accanirsi contro Gabriele e contro il suo desiderio di un attimo, di almeno un maledetto attimo, di pace.

“Era un vegetale, fluttuante tra le onde che erano le visite mediche, le visite dei suoi genitori e poi ancora altri farmaci, altre terapie. Se non si sentiva un vegetale, si sentiva una medusa. Un mollusco che seguiva la corrente dell’oceano. La profondità del mare lo soffocava. Affogava. Senza che nessuno se ne accorgesse. Poche cose lo facevano sentire quasi un essere umano.”

Gabriele è sempre chiuso nella sua prigione dorata, sempre confinato in quella stanza d’ospedale. E invidia e odia Sofia con tutto il cuore.
Lei la sua delizia, la sua disperazione.
Lei che è così viva e reale che gli fa male. Molto male.
Non è vero che Gabriele la odia, ma lui sa che non può essere quello che lei merita. Lui che si sente un essere a metà, che si sente spezzato.
Che futuro potrebbero avere? Ma poi lui ha davvero un futuro?
Sofia con il tempo si è costruita un muro invalicabile di cemento armato intorno, una corazza resistente e indistruttibile.
Gabriele è quello che fa crollare tutto, che la fa mettere in discussione, che la sfida come nessuno mai, che le pone le domande giuste.

“Ho scelto questa sfida perché volevo un marchio reale. Volevo che la realtà rimanesse incisa sulla mia pelle. Perché non sono vuote parole, le nostre.
Sono respiro, sono legami, sono legacci. Sono la rete che tiene i pezzi di me tutti uniti.”

Il legame tra Sofia e Gabriele, come ho già detto, è qualcosa di unico e inimmaginabile. Che trascende le parole scritte. Che va oltre la lontananza fisica e il contatto. Che va oltre qualsiasi limite possa porre la vita stessa. Esistono legami che sono indissolubili, che non si possono spiegare, che sono e basta. Loro sono due anime affini, due anime che si sono trovate forse per un caso del destino e che non potranno mai perdersi perché sono parte l’una dell’altra.5c3f6f08a516fce9e536967ccd7522a7

Quando, però, Sofia conosce Leonardo…
Non voglio aggiungere altro! Posso solo dire che Leonardo è un personaggio molto interessante e intrigante, un tornado nella vita di Sofia, una spalla solida su cui piangere, un ragazzo leale e onesto, una roccia, un porto sicuro a cui tornare, e vale davvero la pena conoscerlo! Mi è piaciuto fin dal primo istante! Un personaggio… intenso. Dalle mille sfumature, che è molto più di quello che a primo impatto può sembrare. Il ragazzo merita, eccome se merita!

Blu d’inchiostro è una storia intensa. È emozione pura. È una storia che arriva dritta al cuore. In certi momenti, nelle ultime pagine particolarmente, avevo la vista offuscata dalle lacrime, non lo nego. Anche adesso che sto scrivendo il mio pensiero al riguardo, mi è difficile contenere l’emozione e la commozione.
È un libro che sa essere duro e crudo. È reale. È un canto potente, un’onda che sale lenta e che poi ti travolge. È un tornado di sentimenti…un tornado di inchiostro blu.
Graffia l’anima, percuote, ti scuote, ti sconquassa. E dopo non sarai più come prima. Mentre leggevo non riuscivo a smettere di piangere. Perché senti la sofferenza di Gabriele, la senti fin dentro le ossa, senti l’incertezza di Sofia e vorresti solo posarle una coperta sulle spalle e sussurrarle che andrà tutto bene.
È una storia dolce, commovente, mi ha fatto ridere, sognare, sperare e mi ha fatto piangere. Perché è la storia che forse nessuno vorrebbe leggere, ma che, almeno una volta nella vita, va letta. Perché insegna quanto l’amicizia ci possa salvare, dal baratro ma anche da noi stessi. Perché ci insegna quante sfumature possa avere l’amore. Perché ci mostra come ci si possa rialzare dopo ogni batosta. Perché ci porta ad abbracciare la speranza. Perché ci insegna che ogni attimo è prezioso e che va vissuto fino in fondo, fino all’ultimo respiro.
Blu d’inchiostro non è solo una storia, non è solo un libro. È una poesia che allevia gli animi, un regalo inaspettato, un’emozione che scalda il cuore. Ho sempre valutato le mie letture in base alle emozioni che sanno suscitare. A volte chiudo gli occhi se ci sono errori o sviste. Se una storia sa arrivare dritta al cuore, per me, è una storia che merita. E questa non solo merita, ma stramerita. Mi ha emozionato come pochi libri sono riusciti a fare. Mi ha sconquassato il cuore. Mi ha conquistata pagina dopo pagina, parola dopo parola.
Mi ha offuscato la vista con le lacrime che mi ha provocato. E mi ha anche fatto sorridere, e ridere, e sperare e gioire.
Come ho detto all’inizio, ci sono storie destinate a ognuno di noi. E io sono contenta, molto contenta, mi ritengo fortunata di aver potuto leggere questa dolce, meravigliosa, malinconica storia.
Per tutte le emozioni che mi ha regalato posso dire solo una parola: grazie.
Non è stata una lettura facile, ma è stata una lettura che avrà sempre un posto speciale nel mio cuore.

La consiglio? Assolutamente sì! Preparate i fazzoletti, ma leggetela!

Serenella.

Il mio voto:
Voto 5

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