Recensione di: “Terre Morte” di Nicola Pasa

Buongiorno Notters e soprattutto a chi tra voi è amante del genere horror!
Oggi vi racconto la mia lettura dell’ultimo romanzo di Nicola Pasa, dal titolo “Terre Morte”.

Una piccola premessa: l’inizio è un po’ lento, personalmente (che amo follemente il genere) mi ha ricordato storie già viste o sentite ma devo ammettere che, più proseguivo nella lettura, più notavo che  questa storia non era per niente banale.
L’intreccio delle storie e la curiosità di capire fino a che punto si sarebbe spinto lo scrittore mi hanno spronato a leggere sempre più velocemente e ben presto mi sono trovato inghiottito tra le pagine.

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TITOLO: Terre Morte
AUTORE: Nicola Pasa
EDITORE: Albernia Books
DATA PUBBLICAZIONE: 11/02/2019
GENERE: Horror
FORMATO: eBook/Cartaceo
PAGINE: 140
PREZZO: e 3,99/€ 11,04

SINOSSI

Un viaggio allucinante nell’horror estremo. Un romanzo che oltrepassa i limiti per raccontare una pianura padana inedita, sinistra e grottesca.
Albernia è una terra morta, popolata di esseri affamati di sesso e carne umana.  Per Tommaso, Margò, Silvia e Marta, malcapitati protagonisti dell’avventura, sarà l’esperienza definitiva che li aiuterà a superare i fantasmi del passato o a rimanerne per sempre vittime.

RECENSIONE
ATTENZIONE, POSSIBILI SPOILER

Ci troviamo di fronte ad un viaggio tra la macabra Pianura Padana, la “Locanda del Moro” e il villaggio di Albernia.
È questa la cornice che ospita terrificanti esseri affamati di sesso e carne umana.

L’intreccio di tre storie completamente diverse tra loro creerà ai malcapitati protagonisti un’esperienza DEFINITIVA dove è fondamentale decidere se superare gli orrori del passato o morire.

Leo, Anna, Silvia e Luca.

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Quando aveva visto quella luce pallida lontana era notte fonda e parcheggiò il camper accanto ad una locanda. “Locanda Del Moro” riportava l’insegna, aveva un’aria lugubre ma Leo pregava ugualmente che fosse aperta.
Leo, Anna, Silvia e Luca erano partiti in camper per una vacanza diversa dal solito, un’esperienza più eccitante ma
non potevano sapere QUANTO sarebbe stata diversa.

Anna e Leo decisero di scendere dal camper per chiedere informazioni all’interno della locanda lasciando Silvia, la figlia quindicenne di Leo, che ascoltava la musica attraverso le cuffie del suo walkman e Luca che dormiva sul sedile.
Il locale era nella penombra, al bancone una donna enorme serviva da bere ad alcuni clienti.
I due chiesero con gentilezza una stanza per dormire ma capirono ben presto che qualcosa non andava: tutti li fissavano con la stessa luce negli occhi con la quale si guarda una succulenta carne alla brace.
Anna, spaventata, tentò di convincere il compagno ad andare via da quel posto ma, non avendo alternative, decise di chiamare i ragazzi e di entrare per trascorrere lì la notte.
Anna chiamava, e chiamava ancora, ma dal camper non arrivava nessuna risposta.
All’improvviso un grido squarciò il silenzio: il lettino era vuoto, Silvia non c’era.  Al suo posto solo il Walkman che ancora suonava…

Anna non riusciva a pensare, in preda al panico e al terrore, in lontananza vide una striscia di sangue e poi il buio.

“Lo sentì strusciare contro la coscia e poi in mezzo ai glutei. L’altro si era ripreso e assisteva allo spettacolo massaggiandosi in mezzo alle gambe. L’uomo sopra di lei le afferrò la testa con le mani e la sbatté sulla terra, fino a farle perdere conoscenza. Prima di svenire vide il volto di Luca appiccicato al vetro, la guardava sgomento. Sentì il dolore della faticosa penetrazione, poi si fece buio e non sentì più nulla. L’uomo la sodomizzò incurante del sangue. Dalla locanda uscirono l’oste e la donna anziana. L’uomo guardava lontano, cercando di ignorare gli occhi ardenti della vecchia che lo scrutavano da vicino. I grugniti di soddisfazione dell’uomo che si svuotava nella donna gli facevano venire la nausea. La vecchia lo notò. “Ti sei fatto vecchio per queste cose, mio caro”. “Può darsi”, disse. Fissò in mezzo ai campi, due immensi occhi rossi sembravano librarsi sopra di essi.
“Madre”, disse sottovoce. Poi, la voce del bambino sul camper, attirò la loro attenzione.”

Ci sono poi Tommaso e Margò.

Si fermarono lungo la strada, intorno a loro solo campi incolti.

E pensare che erano finiti lì per colpa di quel tizio al distributore con quella gamba inferma e la sua parlata sbiascicata. Gli aveva dato qualche indicazione approssimativa, con un’aria stranamente divertita, per trovare un altro distributore dove fare rifornimento e invece eccoli lì: sperduti in mezzo al nulla, nessuna automobile nelle vicinanze e senza uno straccio di radio. Una bella situazione, no?

Tommaso e Margò decisero quindi di proseguire a piedi, in fondo prima arrivavano e prima potevano tornare a casa. Finalmente, dopo un tempo in(de)finito, videro un gruppo di case malmesse ma almeno erano indizio di qualche forma di vita… appunto “qualche forma di vita”.
75402238_430682317635749_8537836810498211840_n (1)Entrarono in una chiesa, buia, puzzolente e sinistra quando due piccole figure si avvicinarono all’ingresso: due strani bambini dall’aspetto orribile che trascinavano un gatto vivo per le zampe. Poi un grido, Tommaso riconobbe la voce di Margò e si precipitò da lei.
Quello che vide fu raccapricciante: un uomo nudo e deforme sopra di lei che le sigillava la bocca con una mano e con l’altra le tormentava il seno. Quando si accorse della sua presenza, lasciò la ragazza e Tommaso, senza pensarci due volte, fece ciò che doveva.

“Lo so, ma ora è finita. Non possiamo restare qui. Potrebbero essercene degli altri”.
“Ma cos’era? Era orribile e puzzava”.
“Era un uomo. Sembrava pazzo, forse un vagabondo”.
“Era deforme, orribile”.
“Non è il solo temo, ho visto due bambini, avevano una malattia genetica. Erano spaventosi e crudeli. Sono fuggiti quando mi hanno visto”.

Veniamo agli ultimi protagonisti, Giorgio e Marta.

Anche loro, come i precedenti protagonisti, si ritrovano lungo una strada, in un luogo macabro e inquietante, la puzza di letame e i campi erano l’unico compagno di viaggio ad eccezione di quello sconosciuto che avevano caricato a Malpasso che sembrava particolarmente interessato al fondoschiena di Marta, troppo, per i gusti di Tommaso.
D’altra parte non aveva alternativa: era l’unico ad aver visto il padre di Marta qualche giorno prima in quelle zone e Tommaso ci doveva provare, lo doveva trovare e restituire alla sua fidanzata l’unico legame famigliare che le era rimasto.
Quello svitato, sui sedili posteriori sogghignava fastidioso fino a quando arrivarono nel punto in cui aveva visto il padre di Marta l’ultima volta.

“Dietro il fienile c’era solo un’automobile. Era senza ruote, l’avevano appoggiata su 4 74701701_1368187366675299_7280343950429257728_nmattoni. Era la macchina di suo padre? “Che cazzo significa?”, chiese, girandosi verso lo sconosciuto. Il tizio però stava tornando indietro, sembrava divertito, come se la vicenda avesse un lato comico. Il debole vento cessò di colpo. Si sentirono dei suoni gravi, come un richiamo per animali. Poi dalla boscaglia uscirono tre uomini con maschere spaventose.”

Volete che continui a raccontare? Non credo sia necessario e che sia giunto il momento di immergervi in questo sanguinoso e orribile viaggio.

Confesso di aver creduto poco in questo racconto, avevo la costante impressione di aver già sentito quei racconti e di aver già rivisto quelle scene milioni di volte… poi ho iniziato ad affezionarmi ai protagonisti, mi sono immaginato in quegli stessi posti e facevo il tifo per loro in ogni situazione. Se avessi avuto la possibilità, in qualche strano modo, avrei fatto di tutto per raggiungerli e aiutarli. Devo essere sincero: sul finale mi aspettavo qualcosa di più, quel colpo di scena che ti tiene col fiato sospeso e invece, a mio modestissimo parere è stato poco valorizzato.

Ho apprezzato tantissimo lo stile dell’autore e il modo in cui ha raccontato, nei minimi dettagli, segni, odori e sensazioni dei protagonisti.
Durante la lettura mi sembrava di sentire quella puzza orribile nell’aria o di avvertire la sensazione che qualcuno che mi stesse spiando. Il valore aggiunto di questa storia credo sia proprio questo: lo stile e la capacità descrittiva dell’autore.

Se lo consiglio?  Merita una possibilità.

Flash.

Il mio giudizio:

IMG_0092Voto: 3 stelle su 5

 

 

 

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