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“Quel che dicono tutti”
di Martin Wilson
Il popolare e atletico James sembra avere la vita perfetta, ma l’unica cosa che il ragazzo vuole davvero è ricevere la sua lettera di ammissione al college, così da poter lasciare l’Alabama una volta per tutte. In una città in cui è impossibile mantenere i segreti, tutti sembrano essere al corrente di quello che suo fratello Alex ha fatto durante la festa per l’inizio del nuovo anno scolastico, anche se nessuno sa spiegarsi il perché del suo gesto.
Allontanato dai suoi amici e con un fratello costantemente impegnato e distante, Alex è pronto ad affrontare il nuovo anno da solo. Ma Henry, il bambino che vive alla porta accanto, continua a presentarsi a casa sua in cerca di compagnia. E, quando Alex decide di darsi alla corsa campestre, nella sua vita entra anche Nate, un amico di James, che saprà rivelarsi più di un semplice compagno di squadra.
ESTRATTI
“Un sabato mattina di novembre Alex si ritrova a casa da solo per il weekend e decide di infrangere qualche regola. Per cominciare, gira per casa con addosso il vecchio accappatoio blu di spugna di suo padre e alza il termostato. Non si affretta a tirare lo sciacquone né ad abbassare la tavoletta del water, e non porta fuori la spazzatura. Semplicemente si limita a lasciare che i detriti – tovaglioli accartocciati, buste del fast-food e bicchieri di carta, un’ingombrante scatola di cereali stantii — si accumulino sino a sfiorare l’orlo della pattumiera. La sera prima aveva ordinato cheeseburger e patatine fritte con il ketchup e le aveva mangiate nel servizio buono dei suoi. Dopo non si era nemmeno preoccupato di lavare il piatto: lo aveva abbandonato sul bancone della cucina, le molliche e il sale che si cristallizzavano nell’unto. Aveva anche bevuto tre Heineken fredde e fatto fuori parte della riserva di vodka da quattro soldi che suo fratello James teneva in una grossa bottiglia di plastica verde nascosta nel suo vecchio baule dei giochi, sotto l’attrezzatura da tennis. Non avrebbe dovuto trascorrere quel weekend da solo, ma anche James aveva infranto le regole: dopo che mamma e papà erano partiti per Nashville – lasciando loro dei numeri da chiamare in caso di emergenza e i soldi per la spesa –, era andato con la sua ragazza all’hotel La Quinta, vicino all’autostrada. Aveva spiegato ad Alex che era da un po’ che pianificava quella notte al La Quinta. «Non rovinarmi tutto,» aveva detto.”
“Alex è costretto a sollevare le gambe perché è troppo alto e allampanato per l’altalena. Il sedile di plastica blu si deforma sotto di lui, assumendo una forma a U e pizzicandogli i fianchi. Henry prende posto sul sedile di fianco: è perfetto per lui. Dondolano entrambi fendendo l’aria e, a causa della somma dei loro pesi, la parte posteriore dell’altalena a tratti si solleva dal terreno. Alex immagina di dondolare così forte da sradicare l’intera struttura e finire stesi lunghi sul prato. «Hai i capelli molto rossi. Non sono naturali,» dice sospeso in volo. «A me piacciono. È stata mia madre a tingerli. Le avevo detto di volerli rossi, non arancioni. Dicevano tutti che li avevo rossi, ma non era vero. Mamma ha detto che poteva farmeli davvero rossi se preferivo.» «Beh, sono strani,» sentenzia Alex.”
“Henry è accanto alla finestra. È buio fuori ormai, e nelle case dei vicini cominciano ad accendersi le prime luci. «Tua madre è tornata?» Il ragazzino scuote la testa e tira su con il naso. Alex si mette seduto e lo osserva. Sente i primi singhiozzi, vede il suo corpo tremare, le mani premute sulle orecchie come se stesse cercando di proteggersi dal suono assordante di una sirena. La vodka – che ha ricominciato a bere appena rientrato— lo ha reso fiacco, ma si alza e va verso la finestra. «Non fare così,» supplica. «Henry,» dice sfiorandogli la spalla. Prende un profondo respiro. «Smettila.» Ma il pianto quasi silenzioso del ragazzino non accenna a fermarsi. «Henry? Credo che potresti rimanere qui stasera. Se ne hai voglia. Finché tua mamma non torna.» Henry, come un giocattolo caricato a molla, smette di tremare e solleva lo sguardo verso di lui.”
“Ma prima o poi succede: il suo interesse, anche sessuale, si spegne. È triste. Vorrebbe tanto che l’euforia e l’attrazione iniziale durassero. Non sarebbe bello avere una ragazza fissa? Una persona su cui contare, qualcuno a cui pensare la notte? Si sente in colpa nei confronti di Alice. Sa di piacerle… e parecchio. Non vorrebbe ferire i sentimenti di nessuno. Spezzare cuori non lo fa sentire figo. Sul serio. Ma sa anche che Alice è attratta da lui per le stesse stupide ragioni per cui lui aveva creduto di essere attratto da lei: perché è una novità, qualcosa che non ha mai provato prima. Un ragazzo vaniglia. Gentile e perbene. Intelligente, sportivo, ricco, anche se James non si considera ricco. Magari un borghese di ceto medio-alto. O un semplice borghese. Quindi, riflette, è innamorata dell’idea che si è fatta di me. Non di me.”
“Aveva già baciato delle ragazze, come Carla, in terza media. Gli era piaciuto, ma lo aveva trovato meccanico ed affrettato. Intenso, ma privo di passione. Una volta aveva baciato anche Lang, più per scherzo che per altro. Aveva trovato gradevole il processo, l’atto in sé… ma non le persone con cui lo aveva condiviso. Quel bacio, però, è diverso. Non c’è niente di meccanico. Non è nato per scherzo. Gli sembra giusto. Vorrebbe che andasse avanti all’infinito. E a un tratto si rende conto che è esattamente come dovrebbe essere.”
Non ci resta che aspettare le vostre opinioni!
Buona lettura Notters ❤
Naty&Julie