A tu per tu con: Jean-Christophe (JC) Casalini!

Buongiorno Notters! 🙂
Dopo la recensione del suo enigmatico libro “Otto. Luce e Ombra”, Notting Hill ha pensato di fare per voi una chiacchierata con Jean-Christophe (JC) Casalini: attore, regista, co-sceneggiatore, compositore, produttore musicale, produttore cinematografico e dello scrittore (e chi più ne ha più ne metta!)

Innanzitutto, chi è JC Casalini?
BIOGRAFIA

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Jean-Christophe CASALINI nasce a Milano il 3 gennaio 1962 da madre danese Annette Lorentzen (1942-2004), pittrice, e padre francese Paul Casalini (1933-2013), regista.
Strimpella la chitarra sotto le attente orecchie del M° A. Pizzigoni (noto jazzista italiano) e compone a 16 anni il suo primo jinglepubblicitario, per poi diventare un vero professionista del settore. Polivalente, diventa l’aiuto per un noto regista pubblicitario italiano Livio Mazzotti, poi scenografo, cosceneggiatore e attore protagonista in una serie televisiva: ‘Interbang!? Le Sette Torri di Pisa’ distribuita e trasmessa in vari paesi. Intuisce per primo in Italia la rivoluzione digitale acustica, fonda una startup, la Mach 2, una società di post produzione e servizi audio per la sonorizzazione di filmati con l’utilizzo delle prime piattaforme informatiche in sincrono con il video.
Nel 1993, Salvatores lo coinvolge nel suo film ‘Sud’ per coordinare i vari professionisti dell’audio e realizzare la prima colonna in quadrifonia con il sistema Dolby SR. Ottiene per la primavolta nei credits di film italiani, la menzione di ‘Sound Designer’.
Nel 1996 Gabriele lo chiama per il suo nuovo film ‘Nirvana’ per affidargli il sound design della prima colonna audio italiana in 5.1, portando finalmente il cinema italiano ai livelli acustici già sperimentati all’estero.
L’anno successivo inventa il suono, utilizzato ancora oggi in tutto il mondo, del morso di Magnum. Il successo è tale che, negli anni a seguire fino ad oggi, sonorizza una decina di film (tra cuiAnni 90, Viva San Isidro, Estomago), realizza oltre 13.000 masters audio digitali per tutte le marche italiane e circa 2500 radiocomunicati prima di diventare produttore pubblicitario di spot nazionali.
Nel 2000 realizza il primo libro ‘CA43’ su sua madre che non ha mai voluto esporre le sue opere, rivelando i significati ermetici dei suoi dipinti post moderni. Insieme a suo fratello Brunetto nel 2014 decide di esporre per la prima volta dal vivo le opere di sua madre al Palazzo della Regione Lombardia in occasione del decimo anno dalla sua scomparsa prematura. Autoproduce e pubblica il libro ‘Inventory of Dreams’ con il curatore Alan Jones e, quest’anno, il secondo volume in occasione della mostra al museo Æglageret di Holbaek (DK), la città natale di Annette, in concomitanza con il suo primo romanzo OTTO. Luce e Ombra / Ed. Vertigo.

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Copertina di “Otto. Luce e Ombra”

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E dopo questa breve, ma doverosa, presentazione, iniziamo con le nostre diaboliche domande… 🙂

NHill: “Ciao JC. Grazie per il tempo che stai dedicando a Notting Hill…”

JC: “Ciao a tutti. Grazie per l’ospitalità.”

1. Nel libro vengono trattati argomenti molto forti quali “profezie demoniache, eventi paranormali”, cosa l’ha portata a costruire una storia che ruota intorno a questi fenomeni?

È nella mia indole portare ogni cosa alla sua tensione massima, alla sua massima espressione. Ho scoperto, non senza sorpresa, di esserlo anche come autore. Nello scrivere la storia, mi sono reso conto che la potenzialità di un personaggio come Otto, sceso a patti con il suo riflesso e diventato un illusionista capace di traslare, di attraversare il vetro, di liquefarsi nell’acqua, di controllare la luce e di essere invisibile alle telecamere, ci portava a credere ad un essere soprannaturale.
Esasperarne i tratti era un dovere per sollecitare la suggestione del lettore.

2. Nella sua vita le è mai capitato di venire a contatto con questi avvenimenti o si tratta di pura fantasia?

Sì, ho vissuto di persona degli eventi paranormali che preferisco non raccontarvi e a cui, ancora oggi, non riesco a darmi delle spiegazioni. Comprendo che la nostra ‘ignoranza’ (nella propria accezione bonaria) sulle leggi fisiche è facile preda di teorie e supposizioni. Credere, secondo me, è accontentarsi di un pensiero altrui; per quanto avanzato, rimane uno dei modi per riempire i cassetti ai propri dubbi, alle proprie paure, speranze e aspettative senza porsi troppe domande.
Preferisco affrontare l’ignoto con il mio vuoto. Sono cresciuto ateo per essere pronto a qualsiasi risposta, temo però che non sarà in questa esistenza che troverò la verità.

3. E’ un uomo impegnato in molteplici attività quali, dalla musica, al cinema, alla scrittura a quale di queste attività non rinuncerebbe mai?

Non sono attività che porto avanti simultaneamente.
Sono passato da un’arte all’altra per solleticare la mia anima. Non mi fermo mai, attore, aiuto regia e poi regia, co-sceneggiatore, compositore, produttore musicale. Oggi non suono più per esempio. Forse trovavo limitante il sistema temperato musicale e ho ‘sentito’ il richiamo del suono e del rumore? È probabile. Mi sono affermato come Sound Designer, eppure oggi sto passando il mio know-how ad altri.
L’insieme di queste esperienze mi ha portato alla multimedialità, intesa come l’espressione simultanea di più arti, da qui, la mia esperienza attuale di produttore cinematografico che si completa con quello dello scrittore. Questo per dirvi che sono capace di rinunciare a tutto se ho un altro orizzonte da esplorare.

4. Adesso JC una domanda forse un po’ particolare: leggendo il suo libro è stato impossibile non ricondurre la “doppia identità” di Otto alla storia di “Dr Jekyll e Mr Hide”. C’è qualche associazione dal suo punto di vista?

Gli sdoppiamenti di personalità di Otto sono un archetipo letterario. Tra i classici troviamo esempi splendidi di conflitti con il proprio alter ego o estensione del ‘se’: ‘Il ritratto di Dorian Gray’ di O. Wilde, ‘William Wilson’ di E.A. Poe, ‘Il Sosia’ di Dostoevskij. Più recente, ‘La Metà Oscura’ di S. King. In questi giorni sto ultimando ‘L’uomo Duplicato’ di J. Saramago e ho pronto sul comodino ‘Una Donna con tre Anime’ di R. Rosà.
Il romando di Dr. Jekyll e Mr Hide di R.L. Stevenson da voi giustamente citato è l’espressione dell’eterno conflitto tra il bene e il male incarnato nei due personaggi alterni. Otto è una sorta di trinità scardinata in materia, luce e ombra – da qui il titolo – che sarebbero coesistiti in perfetto equilibrio se non fosse sopraggiunto l’amore della splendida Anna. Sarà il lato demoniaco del personaggio principale a sopraffare la personalità più debole dell’uomo per abusare della donna.

5. Otto diventerà nel corso della storia, a causa dei suoi spettacoli magistrali, un emblema di forza e carattere. Lei si rivede in lui in qualche aspetto caratteriale?

Otto è un mago incapace, capace di illudere solo se stesso e la sua compagna Anna che, delusa dalla mancanza di una prospettiva economica, lo lascia. Otto scenderà a patti con l’immagine del se, opposta a lui, per raggiungere il suo sogno di diventare famoso e di ritrovare l’amore.
L’evoluzione del personaggio è proporzionale al coinvolgimento degli spettatori che, di fronte ad un essere soprannaturale, diventano proseliti di un dio incarnato. Sono estremi che ognuno di noi può aver provato tra il fallimento e il successo in qualcosa. Siamo esseri equilibrati fintanto che compensiamo gli estremi. Se devo trovare una vera similitudine, credo di essere più simile al personaggio Ombra, descritta nella narrazione come fosse un personaggio quieto e curioso; è il nostro piano psichico che si diverte a cogliere nelle escalation emotive della lotta tra il bene e il male, i sentimenti quali la gioia e la paura, l’amore e l’odio.

6. “Otto. Luce e Ombra” è un libro molto particolare, sicuramente non adatto a tutti i lettori. Come mai ha scelto una storia così profonda come romanzo d’esordio?

Mi ritengo un esploratore. Ho bisogno di andare oltre alla omogeneità e al conformismo. Non sarei stato capace di seguire una moda letteraria. Scriverò un romanzo rosa solo quando tutti avranno smesso di farlo, o perlomeno saranno in pochi a farlo, e sentirò di dover raccontare una vera storia d’amore. Sento che se dovesse capitarmi, farò piangere il lettore. Ho scoperto che, scrivendo, esterno il desiderio di andare oltre ai confini della consueta narrazione, di superare gli orizzonti dell’umana convenzione. L’evoluzione di un personaggio è più accettabile dal pubblico se questa si indirizza verso il bene, eppure ho preferito la scelta opposta. Otto si degrada fino a implodere nel suo delirio di onnipotenza. Sono consapevole di rischiare l’incomprensione di molti. ‘Otto. Luce e Ombra’ è un libro non convenzionale perché porto il lettore ad odiare il personaggio principale fino ad aggrapparsi ad una empatia con Anna per scoprire attraverso i suoi sensi chi sia in realtà il suo compagno: un demone per lei, un dio agli occhi del pubblico di cui solitamente facciamo parte.
Anna, come noi, si risveglia dal sogno, dalla illusione che chiamiamo ingenuamente realtà.

7. C’era un messaggio particolare che voleva far arrivare ai lettori? Se si, quale?

Che una passione non significa per forza avere un talento. Bisogna avere un senso di autocritica prima di intraprendere una strada che potrebbe rivelarsi disastrosa. Il compromesso per giungere al successo senza una spiccata capacità è un prezzo troppo alto da pagare per se stessi e per chi ti sta vicino. Un conto è la vocazione, un altro sono le voci interne che possono essere fuorvianti. Il confronto con il ‘se’ è fondamentale, ma lo è anche il paragone con chi è arrivato al successo. La qualità espressiva si spinge ogni giorno sempre più avanti ed esige sempre novità. Questo avviene su ogni campo che sia artistico, tecnico, produttivo, esecutivo.

8. Dopo il successo di “Otto”, sta lavorando ad altri libri?

Sono sul secondo romanzo, questa volta di fantascienza che ho divorato sin da piccolo. Confermo il mio scrivere gotico, demoniaco, disinibito, visionario. La storia è una continua sorpresa anche per me perché trattandosi di vicende parallele, posso aggiungere capitoli a mio piacimento. Inoltre sto valutando il seguito di ‘Otto. Luce e Ombra’ da molti sollecitato perché il finale è rimasto aperto. Ho già scritto la scaletta degli eventi. La psicologia dei personaggi essendo stata ampiamente descritta nel primo romanzo mi consentirebbe, alla prima occasione, di poter procedere velocemente alla stesura.

9. Vista la sua attitudine al mondo dello spettacolo e alle sue esperienze, le piacerebbe che venisse girato un film sul personaggio di Otto? O magari scritturato uno spettacolo teatrale?

‘Otto. Luce e Ombra’, non a torto, è stato giudicato un film scritto. Ha una stesura che parte da una impostazione tipica delle sceneggiature con tutti i colpi di scena e i sub plot. I ricordi sono descritti come flashback che tengono alta la suspense fino al suo limite estremo. Sono interruzioni che paragono alle invasioni degli spot pubblicitari che, peraltro, oggi produco! La commistione era inevitabile. Alla versione teatrale non ci avevo mai pensato. Il paradosso del successo di Otto, mago, sta nella sua presenza / assenza. Il personaggio dovrebbe essere invisibile in alcune scene e dunque recitato con una voce esterna su un palco vuoto. Potrebbe essere molto interessante.

10. Se dovesse attribuire una colonna sonora (già esistente) per il suo libro, quale sceglierebbe?

Suggerisco di farsi illuminare dalle performance audiovisive di Ryoji Ikeda, un compositore tecno elettronico giapponese che lavora con la luce e il caos. Nei momenti più tranquilli iniziali del libro sceglierei le composizioni emotive di Thomas Newman da alternarsi con la splendida voce di Flo
Morrissey, una cantante dream pop che mi ha affascinato e toccato il cuore.

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Grazie di cuore a JC Casalini per  la pazienza, la disponibilità e la gentilezza con cui si è prestato a rispondere alle noste domande per questo piccolo spazio di Notting Hill.

Grazie per aver dimostrato di essere, oltre ad un grande scrittore, anche un grande Professionista.

Staff.
Notting Hill.

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