Oggi è con mio grande piacere che vi parlo di “La Herbaria” di Barbara Coffani, una storia particolare, che sa molto di leggenda, di tempi lontani e antichi, di usanze ormai dimenticate, una storia di timori nascosti e di pregiudizi così forti da portare al punto di non ritorno, una storia di speranza e rinascita…una storia che mi ha ammaliato e incuriosito!
TITOLO: La Herbaria
AUTORE: Barbara Coffani
EDITORE: Self-Publishing
DATA PUBBLICAZIONE: Gennaio 2016
GENERE: Fantasy/Miti&Leggende
FORMATO: Ebook
PREZZO: € 4,99
SINOSSI
A Molina. alla fine del ‘700, una giovane donna scopre la magia della Natura attraverso l’amicizia con una herbaria e l’amore con un giovane misterioso. Un romanzo appassionante in cui si intrecciano, come radici, mito, folklore e le più antiche tradizioni italiane.
RECENSIONE
Siamo a Molina, frazione del comune di Fumane, in provincia di Verona, e sono gli ultimi mesi del 1810.
È la notte di Halloween, la notte di Ognissanti, una notte magica, durante la quale il confine tra sogno e realtà, tra il mondo dei vivi e l’altro mondo è molto sottile.
La popolazione coltiva la terra, le tradizioni sono antiche e a volte anche rigide, i pregiudizi e una chiusura mentale sono molto frequenti (e ‘normali’ considerata l’epoca) e tutto quello che è nuovo o DIVERSO (CORSIVO****) viene visto male…o additato come frutto del Male più puro, figlio di un Diavolo che viene rispettato ma soprattutto temuto.
E la bella Rosa con la sua vivacità, con la sua esuberanza, con i suoi modi diretti e provocatori, viene allontanata, quasi temuta, derisa, esclusa.
Perché è diversa. Nello spirito e nel corpo.
Una lieve malformazione all’orecchio, una piccola impercettibile discrepanza, una quasi invisibile “imperfezione” e per tutti viene considerata figlia del demonio.
Persino sua madre la tiene lontana, quasi non la riconosce come figlia.
Perché non la comprende, non sa ascoltarla e spesso la paura porta a scelte che mai si sarebbe pensato di compiere.
Prima che questa storia avesse inizio non ero che una bambina. Avevo solo il mio nome, quello di un fiore, e fiducia infinita in tutti coloro che incontravo, sempre sicura di essere in buone mani e che nessuno avrebbe potuto danneggiarmi.
Era questo l’Amore.
La mia vita ne era piena. Solo che non lo sapevo. Non che le persone che mi circondavano mi amassero veramente, ma ero io ad amare chiunque senza condizioni.
Dovevo ancora imparare molte cose e, in particolare, dovevo imparare a dosare bene la mia generosità.
Il troppo sole scotta i fichi, che poi non hanno più sapore.
Ci sono molti passi che non rifarei se potessi tornare indietro. Uno di questi è il passo che mi portò verso mio cugino Pietro. Non valse la pena attraversare tutto quello che ho vissuto a causa sua. Ma è tutto molto relativo.
Valse la pena percorrere questo sentiero per un altro motivo.
Rosa è una bella ragazza: ha grandi occhi come gocce di resina di pino e lunghi capelli neri e lucidi, come le ali dei corvi. E una parlantina molto sciolta, troppo. Lei non dovrebbe essere così. Non dovrebbe parlare liberamente ai ragazzi. Non dovrebbe correre e ballare nel bosco di notte. Non dovrebbe ridere apertamente. Non dovrebbe essere così com’è…non dovrebbe essere se stessa. Ma lei non può farne a meno, lei è uno spirito libero, poco incline alla rigidità che la circonda.Siamo nei primi anni dell’Ottocento eppure lei sembra tanto moderna, una ventata d’aria fresca…che però i suoi compaesani non comprendono. E la notte di Ognissanti tutto cambia. Una passeggiata nel bosco si trasforma in qualcosa di più complesso. Un altro mondo è oltre il confine di Molina.
Cosa si nasconde realmente nel bosco? Perché è proibito avventurarsi al suo interno? E chi è in verità la vecchia di Vegri? Una Herbaria, si mormora. Una donna che conosce le erbe e i segreti della Natura. Una guaritrice? Oppure una “strìa”, una strega? Forse semplicemente una donna. La sua magia è comunque legata alla conoscenza dei ritmi della natura e delle erbe. Secondo la tradizione, l’insegnamento di quest’arte veniva trasmesso da una persona più anziana a una più giovane in determinate notti dell’anno: la notte di Natale ma anche la notte di Ognissanti, oppure in punto di morte. E quella fatidica notte, tra le risate, Rosa si inoltra nel folto del bosco e scopre un nuovo mondo.
Da quel momento nulla sarà più lo stesso.
Una sola notte e il suo mondo viene stravolto.
Un solo passo falso che le cambia la vita per sempre.
Perché ogni azione ha un peso e delle conseguenze.
E spesso l’unica cosa che si può fare è seguire il proprio destino.
Lui sorrideva.
Rosa si guardò attorno.
«Dove sono?» chiese.
«Nel bosco.»
«Chi sei tu?»
«Tu chi sei?»
«Io sono Rosa.»
«Io sono il re delle capre.»
Sospirò.
Poteva essere chiunque: un fantasma o un demone, o uno di coloro che aveva incontrato quella notte, quando era iniziato tutto. Alzò lo sguardo cercando il cielo in mezzo a quell’intrico di rami e foglie.
Lo osservò: un’onda la attraversò dalla gola giù fino alle piante dei piedi, piacevole e confortante, mentre il blocco doloroso di paura dentro di lei cominciava a sciogliersi.
Il Re delle Capre.
Una figura leggendaria, che sembra quasi evanescente, così misteriosa ed enigmatica, ma un personaggio che bussa dritto al cuore.
Non sa quasi nulla di lui ma è come se lo conoscesse da sempre.
La vita per Rosa, al di fuori del bosco non è semplice.
Antichi timori e superstizioni affiorano nell’animo dei paesani e la paura porta a scelte molto pensanti, da cui è quasi difficile riscattarsi. Una storia che scivola addosso lieve come una carezza, leggera come una piuma, che lascia una retrogusto amaro ma al tempo stesso dolce.
Sembra un controsenso ma è così: è una storia amara e dolce, leggera e pesante, romantica e malinconica, anche triste in certi momenti.
Leggendo questo breve particolare libro ho avuto l’impressione di vivere una leggenda, si discosta dal fantasy a cui la maggior parte di noi si è abituata negli ultimi tempi, ma io l’ho apprezzato molto, soprattutto per questo motivo, perché è insolito e diverso. E, quando ho chiuso l’ultima pagina, ero dispiaciuta perché era già finito, ma al tempo stesso soddisfatta. Di come la storia è iniziata, si è evoluta e si è conclusa. Una nota di attenzione, a mio avviso, merita il glossario alla fine, che è stato una fonte di interessanti scoperte.
Ho sempre trovato affascinanti le leggende popolari e La Herbaria ha catturato il mio interesse, fa crescere il desiderio di visitare quei posti, quei boschi così surreali. Il bosco, infatti, con i suoi segreti, con i suoi misteri, è un protagonista indiscusso del libro.
Un bosco che chiunque penso vorrebbe visitare, così reale e magico al tempo stesso.
Non era sola come credeva. C’erano molti piccoli animali nascosti ovunque e gli stessi alberi avevano un respiro proprio. «Riesci a sentire?» chiese di nuovo lui.
Rosa si guardò intorno: sì. Riusciva a sentire il respiro del bosco.
Non era un vero e proprio suono e neppure un soffio ma piuttosto un movimento, qualcosa che si contraeva e si dilatava in maniera armoniosa e costante come un mantice, o come…
«È un cuore immenso» mormorò Rosa.
Il bosco non era un territorio spaventoso e ostile pieno di esseri che volevano il suo male o che volevano causarle dolore, ma un luogo popolato di creature semplicemente desiderose di sopravvivere, proprio come lei. Una storia che, come ho già detto, più di fantasy sa di leggenda, una storia d’altri tempi che affiora le sue radici nella tradizione popolare, negli antichi credi…una storia che non era forse quello che mi aspettavo ma che per questo mi ha sorpreso ancora di più. Una storia semplice, fluida, dolce e amara, romantica e triste. Una storia che sono contenta di aver letto, una ventata d’aria fresca che mi ha sorpreso e ammaliata. La consiglio? Certo 😉
Serenella
Deve essere bello…lo metterò nella mia wishlist!:-)
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