Ciao Notters,
sapete che da qualche giorno, fino alla fine di Marzo, Notting Hill Books ha aperto una nuova rubrica: “Notting’s Mimosa”, dove chiunque di voi può scatenare la fantasia, l’importante deve esserci un elemento essenziale: le Donne.
Ora vi facciamo leggere “Un breve racconto di vita” di Antonella Avallone.
Un breve racconto di vita
di
Antonella Avallone
C’era una volta… Oh, che inizio retorico, sarà meglio attualizzarlo un po’. Ecco vediamo se così è meglio.
Io sono Sara e questa è la mia storia, quella di chi a vent’anni non sa cosa sia l’amore e che, mentre cammina tra la gente tutto d’un colpo si accorge di essere simile agli altri con il cuore in gola, che batte come non credeva possibile e che sembra esploderle dal petto.
Eppure là al liceo non mi era sembrato nulla di eccezionale. Il nuovo professore certamente era giovane, simpatico ed in confronto alle altre materie la sua era molto più rilassante, benché esigesse attenzione, come giusto che fosse. Lui, però, non pretendeva dedizione assoluta né impartiva compiti a casa, almeno così ricordo io… Ma dicevo, quando arrivò il primo giorno fresco di nomina a sostituire il suo collega, si presentò timido e spaurito con il sorriso sulle labbra, un viso dolce e bonario ed un aspetto da ragazzino. Naturalmente lo accogliemmo con favore e ben presto instaurò un bel rapporto con la classe, benché non condividessi l’eccessiva familiarità di alcune mie compagne, che prendevano il sopravvento. Lo stuzzicavano, facevano battute e si scambiavano risatine. A me sembrava più giusto mantenere le distanze, come conveniva tra insegnante e studenti, una certa forma di rispetto, ma come ho già detto, nulla in me aveva provocato un qualsiasi mutamento. Mi comportavo in tutto simile ai miei colleghi di studio e così facendo gli anni passarono.
Giunse la maturità e prima di questa la cena d’addio. Una gran bella tavolata di studenti e insegnanti per l’occasione tutti presenti, forse perché da noi invitati in un ristorante alla moda, forse perché l’ultima occasione per stare tutti insieme.
Casualmente mi sedette davanti questo giovane professore sempre sorridente e pronto ad aiutare chi bisognoso di lui. Quella sera sembrava uno di noi e così sembrò anche a me. Fu disponibile come non mai e prodigo di attenzioni, ma voci del suo prossimo matrimonio mi turbarono. Uno scatto, un brivido mi percorse lungo tutta la schiena, ma pensai al freddo, visto che cenavamo su una splendida terrazza panoramica, ma non credo ora a distanza di tempo che fosse quello che mi gelò il sangue e che mi infuse una tristezza infinita. Non ci volli pensare al momento. E poco dopo tutto finì, la cena, il liceo.
Mi attendeva una nuova vita. Avrei iniziato l’università ed affrontato nuove sfide, ma nessuno nel cuore d’amare. Passavo le giornate a studiare sui libri e le sere con gli amici di sempre. Mi godevo ogni attimo e credevo di essere felice e così sembravo agli altri. Forse lo ero davvero, perché non sapevo che mi mancava qualcosa. Poi, però, un giorno un’amica parlando degli insegnanti del liceo pronunciò il suo nome, quello di quel giovane professore dall’aria gentile e dal sorriso amichevole. Curiosa la interrogai e seppi che non si era più sposato. Fui felice di sentirlo dire e non mi resi conto di quanto ciò fosse evidente. All’’improvviso una vampata di calore mi scosse da capo a piedi. Mi sentivo rovente, lui era davanti a me, sorrideva come solo lui sapeva fare e ci chiedeva dei nostri studi, della nostra vita, ma io a stento riuscivo a soffocare i battiti del mio cuore e rimasi senza parole. Nei miei occhi c’era una luce nuova, che mi parve distinguere anche nei suoi, quando i nostri sguardi s’incrociarono per un istante infinito. Allora capii che era amore, finalmente amore vero quello che mi aveva colpito a tradimento e che io avevo sempre avuto nascosto nel cuore.
Ma se anche lui provasse qualcosa per me e se ci fosse un futuro per noi due, beh questa è già un’altra storia.
Antonella Avallone
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