Ciao Notters 🙂
Siamo molto felici di presentarvi il terzo “Racconto Mimosa” di Notting Hill Books 🙂
Torna a farci compagnia la bravissima Melissa Pratelli.
Saving Celeste
di
Melissa Pratelli
Celeste è la mia migliore amica.
La nostra è quel tipo di amicizia che non si perde nei meandri del tempo ma si fortifica col passare degli anni. Abbiamo condiviso insieme gioie e dolori, soddisfazioni e delusioni, sogni e ambizioni.
A 10 anni volevamo diventare prime ballerine per indossare dei bellissimi tutù rosa; a 12 volevamo essere chef stellate; a 16 volevamo partire per un giro del mondo zaino in spalla. A 20 anni non siamo né ballerine, né chef, né avventuriere ma siamo ancora insieme, sempre e comunque.
Celeste è una ragazza solare, gentile, ama con ogni fibra del suo essere e vede sempre il buono delle persone. Io sono cinica e diffidente e forse è per questo che il suo fidanzato Andrea non mi è mai andato a genio.
Andrea è di due anni più grande ed è il classico bel tipo tutta apparenza. Celeste lo ama tanto e io l’ho accettato, specie perché lui sembra renderla davvero felice.
Da un po’ di tempo però, la luce di Celeste appare offuscata e questo è bastato a far scattare in me un campanello d’allarme. Ho tentato più volte di indagare, ma lei ha magistralmente glissato sull’argomento. Sono a cena dai miei quando il mistero comincia a svelarsi. Celeste si presenta alla porta, ha gli occhi arrossati, le mani che tremano e un sorriso nervoso. Ha pianto ma non vuole mostrarlo.
Mi scuso con mamma e papà e la trascino nella mia vecchia stanza.
“Cosa succede?” domando a bruciapelo. Questa volta deve sputare il rospo, non accetterò altre blande spiegazioni.
Lei liquida la domanda con un gesto della mano e fa una smorfia quando si appoggia al letto.
“Scusa l’improvvisata” dice, simulando un sorriso, “avevo voglia di un po’ di compagnia.”
“Dimmi la verità. Sono mesi che sei strana.”
Scuote la testa. “Sono solo stressata per l’università, niente di che. Capita, no?”
Lo dice in modo così ragionevole che sono quasi portata a crederle. In fondo, in sessione d’esame siamo tutti un po’ isterici. Come gesto di conforto le metto una mano attorno alle spalle ed è in quel momento che, vedendola sobbalzare, comincio ad intuire la verità.
Non le do nemmeno il tempo di trovare una scusa, le strappo il cardigan di dosso, lasciandole le spalle scoperte. Celeste è piena di lividi, alcuni in guarigione, altri più recenti e mentre io la esamino con l’orrore dipinto in volto, lei fissa il pavimento. Quando mi chino per scoprirle la schiena, si scosta bruscamente e si rimette il cardigan.
“Sono caduta” dice, alzandosi e allontanandosi. “Sono maldestra in questo periodo.” Accenna un sorriso. Io ho già le lacrime agli occhi per la rabbia e il dolore.
“Non osare mentirmi” la avviso. “Non proteggerlo.”
Celeste mi lancia uno sguardo di sfida. “Di cosa stai parlando? Ti ho detto che sono caduta! Cosa vai a pensare, Mia?”
Non farlo, Celeste.“Cazzate! Studio medicina, ricordi?” Abbassa lo sguardo. Non riesce a guardarmi negli occhi, non senz lasciar trapelare l’orrore e la paura.
“Andrea attraversa un periodo difficile. Il lavoro non va bene e lui, beh, qualche volta è nervoso.” Mi sento mortificata ad ascoltare le parole della mia migliore amica, che tenta disperatamente di giustificare l’ignobile comportamento di quello stronzo.
“Così ti ha presa per un sacco da boxe?” Celeste alza lo sguardo, scioccata.
“No! È che certe volte lo esaspero!”
Scuoto la testa, incredula, cercando di capire quale meccanismo della mente o del cuore possa portarti a scusare la violenza da parte di chi dovrebbe proteggerti.
“Non provare a dire che è colpa tua, non comportarti da succube!” sbotto, lasciando fuoriuscire la rabbia.
“Non lo faccio” sussurra. “Mi ha chiesto scusa. Dice che non sa cosa gli è preso e che non lo farà più. L’ha promesso.”
“Non sei mai stata una stupida. Non cominciare ora.” Ormai sto ringhiando.
Celeste non risponde. “Quante volte?”
Si stringe nelle spalle. “Due.”
“Devi lasciarlo e denunciarlo” dichiaro decisa.
Lei strabuzza gli occhi. “No! No Mia, ha promesso. Lui mi ama e io non voglio scappare al primo momento di difficoltà.” Non posso crederci. Sono davvero arrabbiata con lei.
“Lo farà di nuovo, non capisci? Se ti amasse davvero non potrebbe mai farti una cosa del genere!”
Celeste stringe i pugni e si avvia alla porta, lanciandomi un’occhiata ferita.
“Non hai il diritto di dirmi come devo vivere la mia relazione. So che sembra terribile ma non è come pensi. Andrea mi ama e non lo farà più. Mi spiace che tu non ti fidi del mio giudizio.”
Detto ciò, esce dalla stanza. Sono svuotata. Devo calmarmi e poi trovare una soluzione.
Aggredire la mia amica non è stata una mossa furba, l’ha solo messa sulla difensiva. I sentimenti le offuscano il giudizio, il desiderio di credere nell’amore professato da Andrea la fa sentire in dovere di essere paziente e resistere.
Io sono quella che deve farle capire la verità e che deve convincerla che lui non la ama. Non so cosa sia successo ad Andrea e non mi interessa, non è un mio problema. Il mio problema è salvare la mia migliore amica. Mi reco all’ingresso, infilo il cappotto ed esco, intenzionata a piombare in casa di quei due. La porterò via da lì, volente o nolente.
Non ci metto molto a raggiungere la meta, dieci minuti in auto e mi parcheggio davanti all’ingresso. Sento già le urla. Andrea inveisce, apostrofando Celeste con epiteti che mi fanno rabbrividire. Già me lo immagino che incombe su di lei mentre la mia amica se ne sta in un angolo a subire, aggrappandosi al ricordo dell’uomo che ha amato.
Fortuna vuole che io abbia una copia delle chiavi, per le emergenze. Mi chiedo cosa stiano facendo i vicini e perché nessuno sia ancora intervenuto. È impossibile non sentire le grida, sono quasi assordanti. Entro di soppiatto, cercando di contenere la voglia di saltare addosso ad Andrea e riempirlo di botte. Non avrei la meglio, quell’uomo pesa il doppio di me. Magari, vedendomi, si renderà conto di ciò che sta facendo. Questo è ciò che spero quando attraverso la soglia del salotto. La scena è come me la sono immaginata, l’unica differenza è che Celeste è a terra, sanguinante e con il naso rotto e Andrea troneggia su di lei, pronto a sferrarle un calcio. Non ragiono più, parto alla carica e mi lancio su di lui neanche fossi una wrestler. Andrea, colto alla sprovvista, cade all’indietro, giusto il tempo di riprendersi e mi assesta uno schiaffo in pieno volto, facendomi rotolare di lato, stordita.
Non so se è stato il vedere Andrea picchiare anche me a risvegliarla dal suo torpore ma Celeste si alza e si avventa su di lui, schiaffeggiandolo e colpendolo con forza. Andrea, sconvolto da quella reazione inaspettata, resta immobile e incassa i colpi.
Mi tiro in piedi, raccatto un porta candele in ottone e mi avvicino ai due, sento già il livido che si sta formando sulla guancia.
“Noi ce ne andiamo. Non provare mai più ad avvicinarti a lei o giuro su Dio che troverò il modo di ammazzarti.”
Prendo Celeste per un braccio e la guido fuori. Lei esce senza voltarsi indietro, appoggiandosi a me.
Sono passati sei mesi da quella sera e, se ci penso, ancora sento la violenza del colpo di Andrea sul mio viso. Celeste è rinata. Il tempo ha curato le sue ferite, fisiche e psicologiche e adesso è tornata l’amica che conoscevo, più forte e più determinata di prima a trovare l’amore.
Io sono ancora accanto a lei.
[Melissa Pratelli]
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Naty&Julie ❤