Buongiorno Notters!
Oggi vi racconto un romanzo storico che mi ha fatta viaggiare fino in Brasile, tra i colori caldi di una natura incontaminata e un profumo ineguagliabile di caffè.
Sto parlando di “Lenita” di J. Ribeiro e A. Speranza.
Venite a scoprirne di più! 😉
TITOLO: Lenita
AUTORI: J. Ribeiro e A. Speranza
EDITORE: Self-Publishing
DATA PUBBLICAZIONE: 22 giugno 2016
GENERE: Storico
PAGINE: 99
FORMATO: eBook
PREZZO: 0,99€
SINOSSI
Tradotto per la prima volta in italiano, questo romanzo di Júlio Ribeiro fu pubblicato nel 1888 con il titolo “A Carne”. Provocò scandalo e scalpore tra le famiglie tradizionaliste brasiliane per aver affrontato temi fino a quel momento ignorati nella letteratura, come il divorzio, l’amore libero e il nuovo ruolo della donna nella società.
È stato uno dei libri più discussi e popolari del paese per aver sbalordito una società che vedeva ancora la donna come un essere passivo e inferiore all’uomo, e a molte giovani è stato proibito di leggere l’opera.
Contrario a tutte le convenzioni sociali dell’epoca, l’autore brasiliano osa far conoscere al pubblico una protagonista indipendente, molto colta, con intensi desideri sessuali e che si dichiara a un uomo non per amore ma per desiderio carnale. Diversa dalle eroine tipiche dei romanzi borghesi, vergini intoccabili, caste e sottomesse, Lenita è decisa, ostinata e sensuale.
“L’oscenità” della trama può sembrare puerile agli occhi del lettore di oggi ed evidenzia la notevole trasformazione comportamentale trascorsa in poco più di un secolo.
Il libro racconta la storia di Lenita, una bella ragazza di ventidue anni estremamente colta. Per cercare di superare la morte di suo padre, Lenita si trasferisce alla fattoria di un vecchio amico di famiglia, il colonnello Barbosa. Conosce il figlio, Manuel Barbosa, un uomo maturo e divorziato. La grande amicizia che nasce tra i due si trasforma poco a poco in ardente passione, creando un forte conflitto tra i desideri carnali e i comportamenti morali.
La storia è ambientata in Brasile in un’immensa fattoria circondata da piantagioni di caffè e di canne da zucchero. Gli schiavi sono i personaggi secondari di questa storia svolta poco prima dell’abolizione della schiavitù.
RECENSIONE
Ci sono storie che, con le mille vicende e le innumerevoli avventure, appassionano il lettore più dei protagonisti stessi.
Poi ci sono protagonisti, invece, talmente forti e talmente “presenti” da arricchire incredibilmente le storie. E il lettore non avrà più bisogno di imprese straordinarie e contorni sbalorditivi per rimanere attratto è colpito da un libro, no.
Avrà bisogno di quel personaggio, di quelle caratteristiche, di quei pensieri per entrare veramente nel suo mondo.
E questo è esattamente il caso di “Lenita”.
Lenita è una ragazza cresciuta in modo strano rispetto alle sue coetanee che, obbligate ad assumere i “modi da signora” che prevedono il non mostrare mai le caviglie, o il salutare in maniera poco concitata, o il parlare in un certo modo e prendere il the al pomeriggio, vivono nella loro preziosa bolla fatta di oppressione e finzione.
Lenita, invece, ha vissuto tra i libri, imparando a leggere e scrivere, imparando lingue diverse, imparando a conoscere il mondo che la circonda, a conoscerlo veramente. E a lei non interessa non mostrare le caviglie, prendere il the del pomeriggio o salutare con un inchino.
No, perché lei è quella che si tuffa nuda nel fiume non appena ci si imbatte, è quella che corre incontro a suo padre per salutarlo dopo un lungo viaggio e gli salta addosso rischiando anche di staccargli il collo per la forza del suo abbraccio.
Perché Lenita è semplicemente viva, pura è vera.
È una ragazza che non sa fingere, che non sa essere una persona che non è, e questo è sia il suo più grande pregio che il suo più grande difetto. Perché quando suo padre la lascerà, quando suo padre non ci sarà più, sarà costretta ad essere la vera se stessa con altre persone, sarà costretta a farle abituare al suo essere così diversa.
Sarà costretta a stravolgere la sua vita è quella di un altra famiglia, la famiglia Barbosa.
” Per Lenita l’isolamento alla fattoria fu orribile, peggio che restare in città.
[...] Lenita mangiava quasi sempre da sola nella grandissima veranda. Dopo il pranzo o la cena andava a parlare con il colonnello e compiva sforzi incredibili per farsi sentire dalla moglie che, passiva e sorridente, avvicinava la mano all’orecchio per cogliere le parole. Tale situazione stancava la ragazza che ritirava presto nella sua stanza a leggere, cercando di distrarsi.
[…] Era un inferno.”
Lenita si trova in un mondo a lei sconosciuto, fatto di semplicità e di genuinità, dove terra e caffè regnano sovrani.
Avrà a che fare con persone che non conosce e che non sanno niente di lei nonostante siano amici di famiglia, ma che l’accolgono da subito come fosse una seconda figlia.
Avrà a che fare con le stranezze di una servitù ambigua, dove si nasconde una personalità perversa e brutale, da cui tutti dovranno difendersi.
Ma niente spaventa Lenita, niente la incuriosisce come lui, come Manuel Barbosa.
Manuel è il figlio del colonnello presso cui vive Lenita; costantemente in viaggio e impegnato nei suoi affari, nel primo periodo di vita a
casa Barbosa, Lenita si è sempre limitata a sentir parlare di Manuel e, di conseguenza, ad immaginarlo.
Se lo immaginava in mille modi diversi, in modi pochi consoni ad una donna come lei ma ormai lo sappiamo, Lenita è una donna speciale.
Tanta è la curiosità di conoscerlo, che nella sua mente l’immagine inventata di Manuel Barbosa prende vita oramai tutti i giorni, in tutti i momenti, a tutte le ore…
“Lo immaginava un uomo virile, dato che non era giovane ma neanche vecchio: lo raffigurava forte e atletico come il Torso del Belvedere. Pensava avesse occhi neri, imperiosi, profondi e dominatori. Lenita desiderava sentire al più presto la notizia del suo arrivo.”
E poi, finalmente succede.
Finalmente la notizia che Lenita aspettava da tempo: finalmente Manuel torna.
Si troverà faccia a faccia con lui, con l’uomo che si è sempre immaginata fino a quel momento, con l’uomo con cui ha sognato di fare lunghi discorsi sulla letteratura, sulla geografia, magari anche in un’altra lingua.
Perché di una cosa era certa, almeno: la passione per i libri, per il sapere, li accomunava ancor prima di conoscersi.
E quando Lenita si imbatte in Manuel, nel suo sguardo stanco, nel suo viso pallido, nei suoi capelli umidi e incollati alla fronte, Lenita non può credere ai suoi occhi.
“Lenita si ritirò nella sua stanza, sbattè le finestre e non volle cenare, rispondendo quasi con durezza al colonnello che insisteva per farla venire a tavola a mangiare un’ala di pollo, una fetta di prosciutto o quantomeno un dolce. Strappò dal petto, con violenza, le due belle rose e le lanciò per terra, calpestandole. Si
spogliò furibonda, strappando i bottoni e rompendo i gancetti. Con un movimento veloce delle gambe, fece volare lontano le scarpe. Si buttò sul letto, si rannicchiò, si morse le braccia e iniziò a piangere in modo convulso. Pianse e singhiozzò per molto tempo, poi si calmò. Iniziò a riflettere. Aveva progettato un ideale, lo aveva plasmato e lo aveva animato e all’improvviso s’imponeva la realtà tremendamente prosaica, bestialmente banale.”
È arrabbiata, delusa, ferita. Lo è con Manuel, per non essere come si aspettava.
Ma più di tutti, lo è con se stessa, per aver permesso alla sua immaginazione di prendersi gioco di lei.
Riuscirà ad affezionarsi lo stesso al nostro Manuel, un uomo affascinante a modo suo, galante ed estremamente colto?
Le loro personalità riusciranno ad andare oltre il primo impatto, oltre al primo incontro?
E soprattutto, se dovesse succedere, riusciranno poi a fare a meno l’uno dell’altro?
Ah beh certo, ancora non ve l’ho detto ma il cuore di Manuel potrebbe non essere libero…
“Lenita” è un libro particolare, a tratti difficile da leggere e da interpretare.
La storia è semplice, quel che rende speciale questo libro, a mio avviso, è proprio al protagonista.
Il suo essere così “modernizzata” in una società antica e ottusa, la rende estremamente interessante agli occhi del lettore che si imbatte in questa storia oggi. È curioso pensare che sia una storia scritta nel 1888 e ritrovare tante similitudini, invece, coi giorni nostri.
Ecco perché mi piace pensare che questo libro sia uno storico/contemporaneo, che traduce il presente nel passato.
Questo aspetto, è sicuramente quello che maggiormente ho apprezzato in questo libro e quello che, sicuramente, cattura e travolge il lettore.
È un libro che consiglio sicuramente agli amanti degli storici e delle storie intriganti, quelle non semplici, quelle dolorose, quelle che lasciano l’amaro in bocca.
Un finale sorprendente e per nulla scontato fa, infatti, da contorno alla storia di Lenita, una storia che, alla fine, fa arrabbiare ma che rimane sicuramente impressa nella mente.
Edna
Il mio giudizio: