Carissimi Notters,
ecco per voi una questione spinosa: il sequel! Spinosa e piena di insidie, aspettative da non deludere e attenzioni da non tradire. Vediamo come se l’è cavata Lina Giudetti con “Il mio matador”, sequel del gia recensito sempre per voi “Il mio Angelo”.
TITOLO: Il mio matador
AUTORE: Lina Giudetti
DATA PUBBLICAZIONE:
EDITORE: Self-Publishing
GENERE: Romanzo Rosa
FORMATO: Ebook
PAGINE:
PREZZO:
SINOSSI
Dopo aver ritrovato l’affetto del padre, Aura comincia a diventare una ragazza più forte e soprattutto riesce a sconfiggere la bulimia. Sente tuttavia il bisogno di diventare anche indipendente e un giorno decide di trasferirsi in Spagna, a Valencia, dove viene assunta a lavorare come receptionist in un albergo. A causa della delusione d’amore ricevuta dal suo “Angelo”, è ancora diffidente nei confronti degli uomini e pensa che rimanere single sia la cosa migliore finché il suo percorso di vita non incrocia quello di Ricardo de la Vega, un famoso matador che inizialmente le sembra tutto l’opposto di quello che le piace in un uomo poiché lo ritiene rozzo e sboccato, per quanto irrimediabilmente sexy, bellissimo e perfino divertente oltre che una continua scoperta e sorpresa… vengono entrambi coinvolti in una girandola di emozioni finché Angelo non si ripresenta nella vita di lei…
Un romanzo che sullo sfondo di antiche tradizioni spagnole e del fascino dell’arena, mescola dramma e tenerezza, malinconia e comicità, parlando di amore e di speranza.
RECENSIONE
Ricominciare da zero. Questa la sfida che Aura, protagonista del secondo romanzo della duologia di Lina Giudetti, sceglie di affrontare. Per prima cosa lasciare l’Italia e ripartire da se stessa. La ragazza vola in Francia dal padre ritrovato, conosce sua moglie Veronique, e i due figli, suoi fratelli. Per due anni la ragazza vive con loro, impara ad amarli, come mai avrebbe pensato di poter fare, e viene amata da loro, come mai avrebbe pensato fosse possibile. La forza che questo le da, le permette di sconfiggere il male che l’affligge da troppo tempo ormai, la bulimia. I medici e le terapie sono indispensabili certo, ma ciò che la rigenera e riporta sulla retta via sono gli affetti che in Francia ella trova, con non poca sorpresa.
Aura riprende e conclude gli studi, ma il giorno della sua laurea la madre non c’è, a riprova di quanto poco le importi della figlia, o almeno cosi crede la ragazza. Finalmente la vita le sorride, nonostante il suo passato, nonostante Angelo, nonostante la sua infanzia, nonostante il comportamento della madre, nonostante l’autolesionismo. Tuttavia Aura sente le manchi qualcosa. Si deve affacciare al mondo del lavoro ora, e per coniugare le due cose, si propone per un impiego in un albergo, come receptionist, nel’ambito del turismo quindi, per cui ha studiato, e lo ottiene.
Si, ma in Spagna, a Valencia.
Cosi, dopo qualche anno passato a ricostruirsi e a ritrovarsi, Aura riparte, diretta verso quello che sarà l’inizio del resto della sua vita, ma ancora questo lei non lo sa. Giunta in Spagna, sistemate le questioni burocratiche fra lavoro e appartamento in affitto, si comincia finalmente! Il lavoro è stimolante, semplice ma necessario, la gavetta devono farla tutti in fondo no? I colleghi sono simpatici, il posto è meraviglioso, Valencia e la Spagna in generale sono sempre state per Aura di grande attrattiva, quasi sapesse che ci sarebbe andata prima o poi, per un periodo.
All’hotel conosce Carmen, con cui fa amicizia fin da subito, grazie anche a diversi turni insieme, diurni e notturni. Giunge Marzo, e a Valencia quell’anno voleva dire una sola cosa: stagione delle corride e festa delle Fallas. Una sera Carmen la sorprende invitandola a recarsi con le sue amiche al primo degli spettacoli della stagione. Inizialmente titubante per via della crudeltà secondo cui a suo parere vengono trattati i tori, Aura finisce comunque per farsi convincere, spinta dall’amica impaziente di vedere lo spettacolo dei matadores, e di uno in particolare, Ricardo de la Vega.
Inizialmente lo spettacolo le piace, la musica e i colori della festa tutt’intorno sono affascinanti e coinvolgenti, poi però la corrida ha inizio e come in qualsiasi altro spettacolo la tensione cresce, fino al culmine: il momento dell’uccisione del toro. Aura non può guardare e anzi subito dopo quasi fugge, senza dare troppe spiegazioni all’amica, sentendosi sopraffatta dall’atmosfera che si respira nell’arena. Quella sera Aura dorme male, tormentata dalla questione morale intrinseca della tauromachia.
Il giorno successivo, terminato il turno in hotel, non se la sente di tornare subito a casa e decide così di recarsi da “Peccati di Gola”, un ristorantino con cucina italiana, nei pressi della spiaggia Las Arenas. Ma nemmeno a pranzo si può stare tranquilli: prima ancora di ricevere ciò che ha ordinato infatti, uno dei clienti del ristorante inizia ad importunarla ed a pretendere attenzioni che lei non vuole assolutamente dargli. L’insistenza e la maleducazione di quest’uomo fanno scattare in Aura tutte le sue barriere, erette per difendersi, principalmente dalla possibilità di affezionarsi ed essere poi ferita di nuovo, ma in questo caso anche e semplicemente dalla bassezza di cui certi uomini (o tutti a suo parere ormai) sono capaci, specie se ubriachi.
Per potersi difendere, emotivamente, Aura infatti rifiuta qualsiasi tipo di rapporto affettivo con un uomo che non sia suo padre. Angelo ha lasciato una ferita profonda dentro di lei, l’ha tradita e ingannata, tornando sui suoi passi alla prima occasione, gettandola via come una scarpa vecchia dopo che lei gli aveva donato se stessa, in tutti i sensi.
In quell’occasione però interviene il proprietario del locale, che con fare deciso sbatte fuori dal locale l’uomo e si assicura che Aura stia bene. L’uomo è gentile nel rivolgersi ad Aura chiacchierando come si farebbe per “coccolare” una cliente che rischia di diventare ex-cliente, ma ormai le barriere sono attive e in allarme ed Aura riesce solo a trattarlo con freddezza e rispondendo alle sue battute colpo su colpo, anche se… completamente rapita e spiazzata dalla sua bellezza.
Solo dopo che il proprietario avrà lasciato il locale, dalle parole di Beatrice, addetta alla cassa del ristorante, Aura scoprirà egli essere nientemeno che Ricardo de la Vega, il matador. Nel raccontarlo a Carmen, l’amica quasi impazzisce sapendo ora dove poterlo trovare. Come in passato con Angelo, la vita riserva sorprese ad Aura, e capita nei giorni e nelle settimane successivi, che i due si incontrino spesso, per caso e non.
Più i due si frequentano più è evidente l’interesse reciproco, nonostante Aura sia fermamente decisa a non invischiarsi più in storie sentimentali, non credendoci affatto, ne tantomeno per soffrire di nuovo poiché certa che gli uomini siano tutti superficiali e farfalloni. Aura ha inoltre deciso di aiutare l’amica Carmen ad avvicinare Ricardo, che non sembra però minimante interessato all’esuberante ragazza. E’ impossibile però ormai negare ciò che sente, che qualcosa di più grande di quella che sembra essere diventata un’amicizia sincera, che si cela dietro le sue barriere.
“Ma porquè sei sempre così aspra con me?” Mi chiese pochi attimi dopo a bruciapelo Ricardo.
“Io aspra?”
“Si, non sei mai gentile con me… cosa te ho fatto?” Quell’osservazione mi ammutolii per qualche momento. Come avrei mai potuto fare a spiegargli che odiavo gli uomini in generale e lui in modo particolare perché nonostante non riuscissi a soffrirlo in tutta la sua rozzezza, lo trovavo maledettamente sexy qualunque cosa facesse?
In questo secondo capitolo della vita di Aura, Lina Giudetti ci porta ancora più a fondo nella scoperta dell’animo della protagonista, costretta a vivere e rivivere esperienze, anche violente, che la segneranno nel profondo. Esperienze che purtroppo e per fortuna ognuno di noi può trovarsi ad affrontare: ancora una volta l’autrice sa trasformare le possibilità della vita in romanzo, ancora una volta una storia che sembra parlare di tutti noi in molte delle sue sfumature. Certo l’aspetto dell’inventiva rimane, permettendo ai lettori di fantasticare e sognare sull’improbabile, come l’amore nei luoghi e nei tempi più impensati, ma ciò non nega, a chi sfoglia “Il mio Matador” di riflettere su grandi dogmi della vita.
Ancora una volta Aura dovrà scontrarsi con l’imprevedibile, l’impossibile, con il ritorno di chi l’ha ferita e con la consapevolezza che forse proprio quella persona non ha mai lasciato davvero il suo cuore. Ci sarà spazio per un nuovo tipo di amore? Aura sceglierà di fidarsi del cuore o lascerà che il passato riemerga con tutto ciò che di buono e di cattivo porta con se?
Francesca.
Grazie di cuore per la bellissima recensione!
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