Recensione di: “Il posto del mio cuore” di Emily Pigozzi

Ehi Notters!
Sono di nuovo qui, a parlarvi del secondo romanzo che ha accompagnato la mia settimana: “Il posto del mio cuore” di Emily Pigozzi.
Un romanzo dal sapore dolce amaro, da scoprire e assaporare con rispetto e trepidazione.
Un romanzo che, sicuramente, farà breccia nei vostri cuori.

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TITOLO: Il posto del mio cuore
AUTRICE: Emily Pigozzi
EDITORE: 0111 Edizioni
DATA PUBBLICAZIONE: 30 novembre 2015
GENERE: Romance
PAGINE: 158
FORMATO: eBook/Cartaceo
PREZZO:

 

 

SINOSSI

Bassa emiliana, anni ’50. Alma Libera Tondelli è una ragazza di paese. Sognatrice ed inquieta,  Alma sembra avere un destino già scritto: la vita di campagna, il lavoro in fabbrica, la messa della domenica. Fulvio, limpido e sincero, la ama da sempre, ma arrendersi al suo amore significherebbe rinunciare ai sogni di libertà che da sempre tormentano il suo spirito. Dalle campagne emiliane del dopoguerra alla Bologna del sessantotto, passando per la Roma del cinema e della Dolce vita, pur plasmata dagli uomini della sua vita Alma cercherà sé stessa e la sua vera strada, mentre al paese qualcuno continuerà ad amarla in silenzio…. Perché come le predisse la Delfina, l’indovina che ha popolato le sue fantasie di adolescente, in lei “Ci sono le luci e le ombre, e la salvezza del cuore, spesso, è nel luogo in cui si parte”.

RECENSIONE

“Il posto del mio cuore” non è solamente un libro.
È un viaggio tra i ricordi, un tuffo in un passato non molto lontano, un’immersione nella vita di Alma, la protagonista di questa intima storia.
È un romanzo che racconta di origini profondamente radicate nella vita di ognuno di noi, racconta di come si cresce nelle proprie idee, nelle proprie convinzioni e poi, alla fine, di come si cambia, modificando completamente anche i pensieri di tutta una vita.
È un romanzo che dimostra, oltre che raccontarlo, quanto la realtà può essere diversa rispetto a ciò che ognuno si è sempre immaginato.
Dimostra che alla fine di tutto essa irrompe nelle nostre vite in modo prepotente, senza chiedere sconti, senza avere pietà per niente e nessuno.
Questa è la storia di Alma Libera.

“Uno spirito libero, sa quello che vuole sa quando è ora di ballare!”
Spirito libero – Giorgia.

Questa, è sempre stata la convinzione di Alma, la sua unica certezza.

image (21).jpegAlma è una ragazza semplice, bella, attaccata alla famiglia, a sua madre Afrodite, a suo padre e ai suoi tre fratelli.
È nata e cresciuta in un piccolo borgo emiliano che racchiudeva in sé le vite e le realtà della sua famiglia e degli altri pochi abitanti che ne facevano parte, lasciando fuori da quei campi il caso e la vita mondana della città.
Alma è stata abituata fin da piccola ad accontentarsi, a godere delle piccole cose, a prendere ciò che la vita ha da darle e niente di più: un lavoro in fabbrica, un uomo da sposare e un bambino da accudire.
Questo era ciò che tutti in quel borgo contemplavano, ciò che ci si aspettava da ogni donna, ciò che andava fatto perché la tradizione lo imponeva.
Eppure ad Alma, tutto questo, non può fare a meno di starle stretto.
Si sente soffocare in quella piccola camera da letto dove tutti i giorni si chiudeva per pensare, lasciando tutto il resto del mondo fuori dalla porta.
È stanca di guardare fuori dalla finestra e immaginarsi un mondo sconosciuto, lontano da lei ma che in realtà è così vicino.
È stanca di fantasticare su come sia vivere in città, andare nel ristoranti, viaggiare, vedere posto nuovi.
Si rifiuta di pensare che la sua vita sia confinata per sempre li, tra quelle poche case, tra quelle enormi distese di campi e nella fabbrica in cui è stata costretta dal padre ad andare a lavorare in seguito ai suoi studi.
Vuole fuggire da quella vita che non ha mai sentito sua, da quella quotidianità che non le appartiene e non le apparterrà mai.
Anche il suo nome ne era la prova: Alma Libera. Anima Libera.

“Nella mia camera tenevo i miei tesori: i miei libri di scuola, la mia bambola di terza o quarta mano, le mie riviste di cinema comprate con il resto del latte e delle uova  tenuto da parte gelosamente per settimane, la foto del matrimonio dei miei genitori […]. La mia camera era solo mia, dato che ero una femmina e perché i miei fratelli, i gemelli e Iames, dormivano insieme, essendo accomunati dal sesso e dalle scorribande.  L’unico mio diritto, forse, non meritato ma offerto e preso senza domande, come doveva essere.
Lì dentro non sognavo, ma pensavo parecchio, con gli occhi rivolti al campo da calcio sterrato e sgangherato e alla canonica che vedevo chiaramente, all’angolo sotto  il pino dove cresceva qualche piccola pianta di fragole che rubavo e mangiavo ancora acerbe, quando mi rifugiavo lì per sfuggire alle liti dei miei genitori e alle sbronze di mio padre, e al limitare di un altro pezzo di campo incolto e senza precisa proprietà. Un po’come mi sentivo io.
Pensavo a quello che sarei voluta essere. E non ne avevo la più pallida idea.”

Ma, come cantava Cenerentola, “i sogni son desideri” e questo Alma l’ha sempre saputo.
Le sue migliori amiche Marcella e Amabile, sono il suo modo per sfuggire alla triste realtà che le è stata imposta.
Un’amicizia molto profonda lega le tre ragazze e, proprio come dice quel famoso detto, Alma ne avrà la dimostrazione proprio nel momento in cui ne avrà più bisogno.
Del resto non sono poi così diverse: Alma non è l’unica a provare quel senso di smarrimento, di inadeguatezza a quella vita. Alma non è l’unica a nascondere segreti…

image (22).jpegE poi c’è lui, Fulvio.
Fulvio è “il ragazzo della porta accanto”: strano dirlo di un uomo, no?
Lui non è uno di quegli adoni mozzafiato che siamo abituare a ritrovare nei nostri romanzi rosa preferiti, bensì è quel ragazzo  dolce, pacato, intelligente, colto, con la testa sulle spalle che qualsiasi genitore avrebbe desiderato per la propria figlia.
Fin da quando erano bambini, Alma e Fulvio si sono sempre limitati a guardarsi da lontano, a sorridersi quasi per sbaglio, nonostante, crescendo, spesso si trovarono ad uscire insieme grazie alla stessa compagnia di amici.
Una strana timidezza, un dolcissimo imbarazzo aleggiava su di loro, come se fossero spaventati da qualcosa, quel qualcosa che scopriranno poi essere i loro sentimenti.

“«L’hai mai baciato, un ragazzo?» mi chiese una mattina a scuola, durante l’intervallo. Osservavamo il gruppo dei maschi poco distante, intenti a spintonarsi e a ridere, ancora così persi nei meandri dell’infanzia, mentre per noi ragazze si intravedevano già i primi turbamenti e mutamenti. «No» dissi risoluta, veloce, quasi  un po’ piccata, come se di colpo mi avesse costretta a confrontarmi con questa idea.
[…] D’un tratto, mi resi conto che, d’istinto, i miei occhi si erano posati su Fulvio. Lui stava un po’ in disparte, partecipando agli scherzi dei compagni, ma al contempo era come distaccato, già adulto, con una bonaria dolcezza negli occhi, come un fratello maggiore.  Ricambiò il mio sguardo, un timido sorriso scappò dalla bocca fino ai suoi occhi nocciola.
Distolsi il mio, colpita nell’intimità da quel pensiero che non mi ero resa conto di avere.”

Tutti se n’erano accorti: Fulvio non aveva occhi che per Alma. E lei lo sapeva.
Ma il terrore di diversi rinchiudere in quel borgo, di dover mettere le catene del matrimonio ai propri polsi, si fece strada sempre più nella mente di Alma Libera.

“Sposata in quel paese, come la mamma, con il papà a guardarmi sempre come una cosa sua, un affare che non doveva pensare, e la mamma a pretendere che fossi una brava donna di casa, con i vestiti scuri e le battute di Don Agenore che benediva la casa di nascosto da papà, che per i preti proprio non aveva simpatia.
I figli, la bocca chiusa, i tortellini la domenica e il pranzo di Natale. Io ero nata lì, vero. Ma io non ero quella.
Non sapevo come avrei fatto, non avevo idea di come riuscirci. Ma c’era tutto un mondo oltre lo stra done che curvava fuori dal borgo, inghiottito dalla nebbia d’inverno e preda della fata Morgana d’estate.”

Con questo pensiero in testa, qualsiasi distrazione era ben accetta pur di sfuggire alle sue paure.
A ben poco (o quasi) servì la dolcezza dei gesti di Fulvio, la paura di legarsi per sempre alle sue origine le attanagliava lo stomaco come la più dolorosa delle morse e, ogni volta, era sempre un colpo all’anima.
E, tra tutte le distrazioni possibili, la preferita di Alma era Giacomo.

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Giacomo era l’opposto di Fulvio.
Se Fulvio rappresentava la sicurezza e la stabilità, Giacomo era il salto nel buio, il rischio, l’azzardo, il pericolo.
Di una bellezza rara coi suoi capelli chiari scompigliati e lo sguardo penetrante, aveva conquistato la curiosità di Alma fin da subito coi suoi modi di fare così diversi da quelli dei suoi amici e così simili a quelli delle persone che veniva dalla città.
Una curiosità che soddisfò poco dopo, in un atto d’amore, ma che le si ritorse contro, come la peggiore delle maledizioni.

Inizia così l’avventura di Alma Libera: un segreto da nascondere, una fuga improvvisata, una corsa a perdifiato.
Alma scappa da quel luogo che le sta tanto stretto con le spalle e il cuore pensati come enormi macigni a causa di tutte le delusioni che quel borgo le aveva procurato.
Alma scappa, fugge via e va a rincorrere la vita che ha sempre sognato, che ha sempre desiderato per sé stessa.
Alma scappa con le parole di Delfina, l’indovina del paese in testa:
«Tu farai qualcosa di diverso. Tu non sei come le altre.  In te ci sono le luci e le ombre.  Sei libera, come dice il tuo nome. Poveretto chi proverà a fermarti!».
Una frase che sembra quasi essere più una maledizione per Alma piuttosto che una benedizione.
Alma scappa, ma non senza prima imbattersi, nuovamente, in Fulvio.

Questo è un libro che vale la pena leggere tutto d’un fiato.
È un libro che vale la pena leggere senza che io vi racconti di più perché é una catena di eventi, di avventure e di disavventure che fanno affezionare il lettore ad Alma come se fosse la sorella che non ha mai avuto.

“Il posto del mio cuore” è un intreccio di vite.image (24).jpeg
È la vita di Alma che si imbatte in quella di Fulvio.
È la vita di Alma che si imbatte in quella di Giacomo ma anche in quella di Ad
riano e del loro “TeatroTempesta”.
É la vita di Alma che viene stravolta da Claudio, quell’amico stravagante che per lei era come fosse un porto sicuro.
È la vita di Alma e dei suoi uomini, ognuno importante e insostituibile a modo suo,
È la vita di Alma che, come se fosse un cerchio, si chiude e finisce lì, dove tutto è iniziato.

I pochi dialoghi all’interno del racconto, permettono al lettore di entrare non solo nella vita della protagonista ma anche, e soprattutto, nei pensieri, nella mente e nel cuore della nostra tormentata Alma Libera, quasi da rendere il libro una sorta di saggio.
Uno stile di scrittura elegante, raffinato, romantico e drammatico quello di Emily Pigozzi, che non annoia mai è che fa entusiasmare il lettore pagina dopo pagina.
La scelta di ambientare l’intero racconto in luoghi diversi e distanti tra loro come Bologna, Roma e Parigi, rendono perfettamente l’idea di quel senso di cambiamento e di inadeguatezza che accompagna la protagonista per tutto il romanzo, senza lasciarla mai.

Questo è un libro senza dubbio profondo, che scava nell’anima di ognuno di noi, che regala sogni, speranze e tenacia, voglia di conquistare ciò che ci rende felici.
Ma é anche un libro che fa riflettere su quali siano realmente i nostri desideri e che, spesso, la disperata ricerca della felicità è un realtà vana, perché siamo già circondati fa ciò che ci rende felici…
Solo che non lo vediamo.
Oppure lo capiamo quando purtroppo è già troppo tardi.

Quindi grazie Emily, per avermi regalato tutto questo con “Il posto del mio cuore”.

Edna ❤

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Il posto del mio cuore

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