Recensione di: “Il cacciatore di libellule” di Giuliana Guzzon

Buongiorno Notters!
Oggi giornata di recensioni e, per iniziare col botto, vi racconto il libro che mi ha tenuto compagnia questa settimana (e che mi ha tenuta sveglia tutta la settimana!): “Il cacciatore di libellule” di Giuliana Guzzon.
Vi piace il brivido? Amate Quell’attimo di puro terrore in cui l’adrenalina va a mille?
Se la vostra risposta a queste domande è sì, non esitate nemmeno un istante e venite a scoprire con noi di Notting Hill questo libro, se la risposta dovesse essere no…
Non esitate lo stesso! 😉

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TITOLO: Il cacciatore di libellule
AUTRICE: Giuliana Guzzon
EDITORE: Self-Publishing
DATA PUBBLICAZIONE: Settembre 2015
GENERE: Thriller
PAGINE: 394
FORMATO: eBook/Cartaceo
PREZZO: € 2,99/€ 17,90

 

SINOSSI

Gabriel Larsen è un antropologo molto legato al suo lavoro.
Nella sua Firenze continua a tormentarsi sui reperti rinvenuti in uno scavo effettuato in Africa.
Sente di dover dare una spiegazione a ciò che sembra apparentemente inspiegabile.
La scoperta del corpo mutilato di una ragazza a Malindi fa da propulsore a una spirale di omicidi.
Toccherà alla profiler Doris, al patologo Steven e al tenente Robert addentrarsi in uno dei peggiori incubi lastricato di ossa.
L’unica prova che si tratti di un serial killer è la presenza di ali di libellula inserite negli occhi dei cadaveri. Questa la sua firma. Ma qual è il significato? Chi conosce il suo segreto?
Il killer è rapido, veloce e non perde mai il controllo: segue i meandri oscuri della perversione umana ossessionato dalla poesia e la musica.
Una sola certezza; ucciderà ancora.
Nessuna donna è al sicuro; le sceglie, le segue, le tortura.
Ogni volta che uccide le fantasie diventano più intense, provocanti e violente.
Ambientato in uno scenario di toni caldi, profumi e odori che evaporano tra la terra arida e il verde, dove il rosso trova spazio negli incredibili tramonti, si è catapultati nel cuore del Kenya, dove si sente il respiro del popolo Masai.

RECENSIONE
***ATTENZIONE, POSSIBILI SPOILER***

Chi ha già visto il film “Nella mente del serial killer”, forse potrà capire quello che mi ha lasciato questo libro di Giuliana Guzzon.
Chi invece non l’ha visto…
Beh, non importa, leggete “Il cacciatore di libellule” e vi ritroverete immediatamente spettatori di una storia curda e sconvolgente; nella storia personale di una mente perversa, pericolosa, irrazionale.
Vi ritroverete improvvisamente catapultati al cinema, seduti in prima fila su quelle sedie tanto scomode, con un cartone di pop corn in mano e il cuore in gola.
Sì, perché quello che leggerete, imbattendovi in questo libro, vi sconvolgerà.

image (25)Gabriel è un ragazzo tranquillo, senza grilli per la testa, uno studente impeccabile, un ragazzo come tanti, ma con un amore immenso per ciò che lo rende vivo, per ciò che lo rende sé stesso e per ciò che non gli ha permesso fino ad ora di legarsi a niente e nessuno perché il cuore di Gabriel è sempre stato solo suo: l’antropologia.
Già, è un antropologo e passa la sua vita a… Studiare le ossa.

E questo è già un tantino agghiacciante, non trovate?

Immerso nella sua città, Firenze, Gabriel ha alle spalle anni di esperienze in posti differenti che gli hanno permesso di ampliare i suoi studi, le sue conoscenze e perché no, anche la sua fantasia, nonché gli hanno permesso di appassionarsi sempre più al suo lavoro.
Ma una di queste esperienze, o meglio, una di queste terre l’ha affascinato più di tutte: il Kenya.
Con le sue spiagge sconfinate, il mare limpido, gli orizzonti talmente rossi da far sembrare il cielo macchiato di sangue, questa Terra così pura e genuina, resa tale dai propri abitanti, è entrata in Gabriel e si è appropriata di una parte del suo cuore.
Ma qualcosa non va nella sua Terra, qualcosa disturba i sonni di chi ci vive, qualcosa getta Malindi in un’oscurità che non la rende più bella e luminosa come è sempre stata.
Qualcosa, anzi, qualcuno, stava rubando a quella città del Kenya, tutto la bellezza di cui era custode.
Gabriel si ritrova in Kenya per effettuare degli studi su resti rinvenuti in scavi; ma qualcosa, in quei resti, gli suggerisce che si nasconde un pericolo in quella città, nella sua città…

“Il sopralluogo in uno scavo, che oltre ai reperti fossili, aveva dato luogo al ritrovamento di parecchie ossa, lo turbava. Gli archivi biologici dovevano dare delle risposte precise.
[…] La fossa ritrovata era profonda dieci metri e larga tre, dove i morti erano stati deposti dopo le cerimonie funebri e avvolti in stoffe rosse. Scavata la fossa tutto il terreno era stato consacrato e divenuto cimiteriale. Pezzo dopo pezzo, strato dopo strato, con l’umidità, in poco tempo la carne si era consumata ed era rimasta solo l’ossatura.”

Contemporaneamente uno, due, tre omicidi sono stati consumati aimage (26) Malindi.
Omicidi di giovani ragazze che corrono sulla spiaggia, che passeggiano tra le vie della città, che vivono la loro vita ignare del pericolo che si nasconde dietro gli angoli più bui di Malindi. Omicidi osceni, brutali. Talmente orribili da essere terribilmente perfetti e, di conseguenza, tremendamente spaventosi. Ad ognuna delle vittime, manca qualche parte del corpo e, udite udite… nello specifico proprio le ossa.

“Il cadavere era steso scompostamente di schiena, in penombra. Era stato ricoperto con un telo e se ne potevano scorgere solamente i piedi.
Gli infermieri erano pronti con la lettiga, uno di loro si chinò sul corpo, solo la pozza di sangue che si andava espandendo all’altezza del bacino lasciava comprendere la terribile morte della ragazza.”

A chi il bacino, a chi la tibia, a chi la scatola cranica… Ognuna di queste ragazze, una volta uccise, viene privata delle ossa.
Perché?
Da cosa deriva questa ossessione?
Che ne è di quelle ossa?
Che ci sia un collegamento in questi omicidi?
Che l’assassino sia lo stesso?
Queste le domande che hanno portato Gabriel a compiere nuovamente quel viaggio nella Terra che tanto ama ma che, al tempo stesso, ora tanto lo spaventa.

” «Gabriel!»
«Rettore!»
«Senta! Quel posto in Kenya trovato con gli scavi…»
«Già, non mi chieda il certificato… »
«Deve partire domani!»
«Domani?»
Lo studioso del Centro di Antropologia esitò poi riprese.
«Dico sul serio, lo so che aspetta da tre mesi, ma ora è urgente che lei parta immediatamente, hanno trovato altre ossa!» «Come?»
«Non faccia domande, le ho prenotato il volo, le mando tutto con una mail.»

[…] Gabriel appoggiò la testa allo schienale e allacciò la cintura.
La vertigine del decollo gli provocò il solito salto di respiro, la solita euforia che l’inebriava quando l’aereo staccava le ruote da terra e si alzava verso le nuvole.
Le mani gli sudavano, si sentiva ansioso, era seduto da solo sotto la luce di lettura. Cercava di razionalizzare il fastidio che aveva dentro.
Il Kenya lo aspettava. “

Inizia così lo studio approfondito di tutti i cadaveri rinvenuti a causa di questo presunto serial killer e, per l’occasione, una squadra di prim’ordine interviene direttamente per cercare di riportare la serenità a Malindi.
L’antropologo Gabriel, il Detective Robert, la profiler Doris, il patologo Steven e il suo aiutante Phil e persino un’irritante giornalista che li segue fino in Kenya pur di avere il suo scoop, si imbatteranno insieme in questa avventura, in questa caccia all’assassino, talmente efferato da essere assolutamente inaspettato.
Un assassino che non smette mai di stupire, a partire dalle modalità cruente con cui uccide le sue vittime, alla sua firma che lo contraddistingue in tutti gli omicidi: ali li libellula.
Dove?
Beh, secondo voi una mente così oscura che parte del corpo potrebbe mai prediligere per utilizzare ali
di libellula? Ok ve lo dico io… Gli occhi.
Un tantino raccapricciante, no?

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«La terza foto mostra il primo piano degli occhi di una delle ragazze, sono illuminati dalla lampada lumex che permettere di vedere meglio le iridi, sono completamente grinzose, sembrano coperte da rughe sottilissime ed invece…»
Gabriel aveva la sacrosanta impressione che Doris fermandosi gli riservava una sgradita sorpresa.
«… Ciò che realmente toglie il fiato sono i bordi delle palpebre così nudi, senza alcun pelo, come un’orrida cornice attorno a quegli occhi bloccati nel momento in cui hanno visto la morte… e non sono rughe sulle pupille ma ali… ali di libellula…»
«Ali?!»

Paura, ansia, sgomento sono solo alcune delle emozioni che il nostro antropologo proverà in questo viaggio, un viaggio che lo porterà ben oltre i suoi limiti, un viaggio che lo metterà a dura, durissima prova e che lo scotterà personalmente, come il più caloroso e selvaggio dei fuochi.
Ma è proprio questo che incoraggia Gabriel a proseguire nelle indagini, a non arrendersi, a non darsi per vinto.
Perché ogni volta, ogni singola volta che si scontra con la dura realtà, che guarda i cadaveri e si chiede i “perché” di azioni così violente, si innesca qualcosa in lui.
Una scintilla, una miccia che si accende, un salto nel vuoto.
Quel brivido che gli fa tanto amare il suo mestiere e che, sicuramente, non lo abbandonerà.

Ma è pur sempre un essere umano e, con tutti suoi momenti di sconforto e di confusione, trova un rifugio in quella Terra tanto pericolosa.
Il suo rifugio diventa Simona.
Eh sì, avete proprio capito bene, in tutto questo orrore, l’amore è onnipresente: non manca e non tarda ad arrivare.
Del resto si sa, è pur sempre il motore che fa girare il mondo! 😉

“Con un gridolino la ragazza si voltò.
I suoi capelli erano raccolti e fermati da un bastoncino di legno, il sorriso le illuminava il viso. Era vestita con pantalone cachi, maglietta azzurra, scarpe da ginnastica bianche ed era abbronzatissima.
«Tutto bene?» chiese, avvicinandosi.
«Sì, sì. Stavo solo… »
«Che cosa ci fai qui?» chiese circospetta senza lasciargli il tempo di spiegare.
Gabriel si accigliò trovandola invadente.
«Mi chiamo Simona e mi occupo dei turisti.», allungò una mano in segno d’amicizia. «Lavoro per un Tour Operator italiano» continuò, «faccio la guida per chi vuole visitare l’Africa. Ci sono tanti Indiana Jones con la pancetta e la macchina fotografica, pronti per un’esotica avventura. Sei un turista?», la sua espressione era accattivante e Gabriel si ricordò che un tempo un sorriso del genere gli avrebbe subito fatto salire la pressione.”

image (20).jpegSimona è una bellissima guida turistica che si ritrova li, in Kenya, per lavoro proprio come Gabriel e, nel momento esatto in cui i loro occhi si incontrano, sanno per certo di essere l’uno la salvezza dell’altro.
Ed è proprio quello che saranno; saranno due boe sperdute in mezzo all’oceano, ma felici perché insieme.
Saranno due catene legate tra loro, impossibili da spezzare.
Saranno l’uno il sole dell’altro, quel sole che sembra essere tramontato da troppo tempo a Malindi.
Un bungalow in mezzo alla foresta sarà, per poco tempo, il loro nascondiglio da quel mondo tanto cattivo che li circonda, un luogo che sembra fatto apposta per dimenticare e per amare, soltanto amare.

Ma la vita, a Malindi, non si ferma e con essa aumentano anche gli omicidi.
Come farà l’equipe speciale che io ho personalmente rinominato “Gli Incredibili” a scovare il temuto assassino?
Sembrano sempre ad un passo dal rivelare la sua identità, così vicini eppure così lontani dalla verità, fino a che…

Ragazzi, Giuliana Guzzon è un genio.
Ho divorato questo libro in neanche due giorni e non scherzo quando vi dico che mi sono persino sognata l’assassino di notte!
Si ok, io sono un tantino suscettibile, ma credetemi, questo libro è assolutamente incredibile.
La storia è raccontata in terza persona ma ciò che rende “Il cacciatore di libellule” formidabile e diverso dal solito è la scelta dell’autrice di dar voce all’assassino, di utilizzare anche, e soprattutto, i suoi pensieri per creare la storia.
E noi lettori, volenti o nolenti, ci ritroviamo immersi in una mente criminale, malata, “nella mente del serial killer” per davvero.
Il lettore entrerà automaticamente in un meccanismo che non prevede via d’uscita e tra un “si si, è lui!!”, e un “no cavolo, non può essere lui!”, nelle ultime pagine darà finalmente un volto a quella vocina che continuerà a sentire nei peggiori degli incubi.
Il volto di un folle, di un pazzo, di un perverso.
Il volto del cacciatore di libellule.

Credo che Giuliana non abbia avuto pietà del lettore nello scrivere questo romanzo, per lo meno non l’ha avuta dei fifoni come me! ;p
Uno stile di scrittura impeccabile, a modo suo dolce nonostante gli avvenimenti cruenti, rendono questo libro migliore di qualsiasi film thriller nella storia dei film thriller.
Un susseguirsi di avvenimenti che fanno letteralmente saltare sulla sedia, arrabbiare il lettore, odiare l’assassino e fare il tifo per quella squadra di supereroi… perché diciamocelo, per affrontare un pazzo così si può essere solo eroi!
E, come se non bastasse, dulcis in fundo, un finale che…
Aaaaaah non fatemi dire altro!!!

Che dire…
Giuliana, facci un regalo, fammi un regalo: dimmi che non finisce veramente così!!

Un libro che mi sento di consigliare a tutti, agli innamorati dell’amore, agli innamorati degli enigmi, agli innamorati degli assassini senza cuore, agli innamorati dell’azione, agli innamorati della paura.
Un libro che va letto tutto d’un fiato,meglio se  in una serata buia e tempestosa: un’atmosfera “da brivido”, per un libro altrettanto spaventoso!

Brava Giuliana! (Qui scatta l’applauso :D)

Edna ❤

 

 

 

 

Il cacciatore di libellule

 

 

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2 pensieri su “Recensione di: “Il cacciatore di libellule” di Giuliana Guzzon

  1. Giuliana Guzzon ha detto:

    Edna, sono veramente entusiasta di ever scatenato uno tsunami emotivo. Grazie per la bellissima recensione ❤ e no, non finisce qui! Il secondo romanzo è in stesura e ritroverai alcuni personaggi, tra cui proprio lui, il cacciatore di libellule 😜

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