Heila, Notters!
Oggi vi presentiamo il nuovo libro di due autrici italiane, Alice Bianco e Sara Prian.
Seguiteci e scoprite insieme a noi “Lo scatto di un amore”. 🙂

Cosa succede quando due anime simili si incontrano? Può scoppiare una bellissima amicizia o un amore, ma più difficile è rispondere alla domanda: resisteranno? Attraverso le scelte, le conseguenze e gli sbagli dei protagonisti di Lo scatto di un amore si è portati a riflettere proprio sulle paure, le ansie e gli equivoci del mondo moderno, così come sulla precarietà della vita e dei rapporti umani. I giovani Jim, Chloe, Florian ed Estrella, appassionati di cinema e di arte, attraverso parole e gesti significativi, cercheranno di dare una propria soluzione e qualche consiglio, per sfuggire alla caducità dell’esistenza e continuare a sognare e sperare, che un lieto fine sia ancora possibile.
ESTRATTO
La sera seguente Chloe mi convinse a vedere uno dei suoi amati film, in un piccolo cinema che proiettava vecchie pellicole. Fino all’ultimo respiro, fu questo che vedemmo. Ogni minuto che passava mi convincevo sempre più che non mi sarei perso niente di quel rapporto che si stava instaurando; fino all’ultimo respiro di noi, appunto. Anche se la conoscevo da poco, mi piaceva stare in sua compagnia, sapeva come passare una bella serata e non ci sentimmo mai a disagio l’uno con l’altra.
In sala eravamo in pochi e quelli che c’erano non pareva facessero caso alla nostra presenza o comunque, erano troppo vecchi per accorgersi di qualsiasi oggetto in movimento attorno a loro.
«Sai Jim, mi ci rivedo proprio nel personaggio di Patricia, ama il suo uomo e farebbe di tutto per lui.»
Le sorrisi, mi piaceva il suo modo di pensare e mi piaceva ancora di più come riusciva ad entrare con tutta se stessa in quella storia. Uscimmo dalla sala per ultimi, ad entrambi piaceva godere di quei pochi minuti tra i titoli di coda e l’accensione delle luci in sala.
«Te lo posso giurare! È il primo film francese che mi sia veramente piaciuto.»
«Allora non vivi solo di film con astronavi e alieni… hai un cuore anche tu!» Si mise a ridere, una risata che in tutta la mia vita difficilmente avrei dimenticato, riempiva il vuoto che si poteva creare attorno, metteva di buon umore.
Risi anche io. Quella serata mi stava facendo proprio bene, erano anni che non riuscivo a sentirmi così rilassato durante un appuntamento.
Avevo sempre paura che qualcosa potesse andare storto, e invece, quella sera, era tutto così naturale che non mi sembrava vero. Ogni gesto, ogni risata, niente era previsto. Era tutto così spontaneo: c’era il nostro mondo, non serviva altro. Mi schiarii la voce.
«A dirla tutta sono un vero appassionato di cinema, non sono un ragazzo da soli blockbuster come potresti pensare.»
«Perché avrei dovuto pensarlo? A tutti ogni tanto piace perdersi in qualche film a basso quoziente intellettivo» ridemmo assieme ancora una volta. «Ti devo svelare un mio piccolo segreto: non mi perdo nessuna commedia con Hugh Grant protagonista… come vedi tutti abbiamo un lato oscuro!»
Si fermò improvvisamente e mi toccò il braccio.«Quindi ben due cose in comune: la data di nascita e il cinema.»La guardai stranito. «Data di nascita? Come fai a sapere la mia?»
«Che smemorato che sei! Prima parlando te la sei lasciata sfuggire: 22 aprile, come la sottoscritta.»Sorrisi, era un segno del destino quello? Ci avvicinammo ad un piccolo chiosco, prendemmo entrambi una cioccolata calda e continuammo a camminare.«Allora stavi dicendo…»
«Sì, amo un ramo del cinema in particolare, la fotografia.»
«Non dirmi che sei un paparazzo!»
Sembrava preoccupata, non persi tempo a rassicurarla.
«Non ti preoccupare. Non sono quel tipo di fotografo. Io voglio catturare l’essenza delle persone, il loro sentimento.»
Iniziai così a raccontarle di come da piccolo, durante le vacanze estive, amavo fotografare la Provenza. Pescatori, contadini, la gente semplice di quelle zone. Il mio cuore si riempiva di gioia quando potevo allontanarmi dal caos della città per rifugiarmi in quei campi di lavanda. Mentre le raccontavo la mia storia, i profumi e i sapori di quelle giornate tornavano ad invadere i miei pensieri accompagnati da un pizzico di malinconia. Chloe sembrava davvero interessata alla mia storia e, quando le parlai dei miei genitori, i suoi occhi si velarono di ricordi personali, non riuscivo a capire se erano belli o brutti quindi non indugiavo troppo per
non recarle alcun tipo di pensieri. Quando ebbi finito eravamo già davanti al suo portone. Lei mi guardò fisso negli occhi.
«Ci sei riuscito insomma…» Non capivo cosa intendesse. Parve intuirlo e aggiunse «A riaccompagnare Patricia a casa.»
Mi portai il pollice sul labbro come era solito fare il protagonista del film appena visto.
«Ho fatto solo il mio dovere, baby.»
Ridemmo entrambi e mi diede una piccola spinta. Si era ormai fatto tardi e capimmo che era ora di salutarci. L’abbracciai e mi allontanai lungo il vialetto, ma prima che chiudesse la porta la richiamai.
«Chloe, sabato espongo alla galleria Bloomy, poche fotografie ma mi piacerebbe molto che tu venissi a vederle… Porta qualcuno se ti va!» Non potevo credere di averle detto di portare qualcuno alla mia mostra! mi sentii per la seconda volta con lei, un idiota. Chloe non parve accorgersene e accettò con entusiasmo, salutandomi chiuse la porta.
Rimasi qualche secondo a fissare il vuoto. Avrei dovuto chiederle di accompagnarmi direttamente, ma anche se il mio cuore avrebbe voluto, il mio cervello diceva di non affrettare le cose, di lasciare che tutto facesse il proprio corso. Ancora una volta si era manifestata la mia paura di correre, di buttarmi ad occhi chiusi nelle cose come facevo anni prima.
Ora non ci riuscivo più. Ora il mio cervello aveva preso il comando sul cuore e non voleva che si facesse più del male. Il mio problema è sempre stato quello di affezionarmi subito alle persone, incatenarle dentro a questo mio cuore, chissà poi per quale motivo esse, chi prima chi dopo, riuscivano a trovare la chiave ed andarsene, facendo rumore, pestando i piedi su quel cuore che non poteva far altro che rimanere lì, sanguinante, in attesa che qualcuno, magari anche solo di passaggio, tamponasse le ferite. Non volevo che Chloe fosse la persona di passaggio per curare le ferite del mio passato: ero sicuro, volevo fosse la persona che una volta guarite, rimanesse al mio fianco. Per tutti questi motivi, dovevo ancora una volta dare retta al cervello e camminare con calma, ma il cuore, ve l’assicuro, batteva a mille.
E’ redattrice della testata on-line di cinema Voto10.it e collabora con il quotidiano online La Voce di Venezia.Sara Prian è nata a Mirano, paese della provincia di Venezia, nel 1988. Attualmente vive a Mestre (VE). Dopo aver frequentato il Liceo scientifico “Morin” di Mestre, si è laureata in Tecniche Artistiche e dello Spettacolo nell’anno 2010/2011.
E’ redattrice della testata on-line di cinema Voto10.it e collabora con il quotidiano online La Voce di Venezia.

Naty&Julie 😉