Recensione di: “L’angelo del risveglio” di Emily Pigozzi

Ciao Notters,

Eccoci di nuovo insieme per la seconda recensione di questa settimana!
Se prima vi ho raccontato con immenso piacere il libro con cui ho chiuso il 2015, adesso vi racconto quello con cui ho iniziato il 2016 e, lasciatemelo dire, se l’inizio è questo, si prospetta un anno, letteralmente parlando, a dir poco meraviglioso!
Sto parlando di Emily Pigozzi e del suo “L’angelo del risveglio”, romantico libro edito Delos Digital.

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TITOLO: L’angelo del risveglio
AUTRICE: Emily Pigozzi
EDITORE: Delos Digital – Passioni romantiche n. 41
DATA PUBBLICAZIONE: 20 Ottobre 2015
GENERE: Romance
PAGINE: 88
FORMATO: eBook
PREZZO: € 2,99


SINOSSI

Le vite della giovane infermiera Serena e del playboy Pietro si incrociano in ospedale: Pietro, in coma dopo un incidente, e Serena, che lo guida fuori dal buio. Le loro esistenze cambieranno per sempre, ma un sentimento puro potrà davvero vincere le differenze tra i loro mondi?

Serena è una giovane infermiera del reparto di terapia intensiva e ha l’abitudine di parlare con i pazienti in stato di incoscienza. In una notte maledetta Pietro, un ragazzo appartenente all’alta società che conduce una vita sregolata, viene ricoverato nel reparto di Serena in seguito a un grave incidente stradale. Attratta dal giovane in coma, la ragazza inizia a parlargli di sé e Pietro finalmente si sveglia. Pietro sembra ricordare le confidenze di Serena e tra i due si instaura un legame particolare, nonostante le differenze sociali facciano sentire il loro peso. Può un amore superare ogni barriera ed essere talmente forte da sconfiggere ogni ostacolo? Quanto si è disposti a mettersi in gioco per inseguire un sentimento appena nato?

RECENSIONE

 

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Serena e Pietro. Sono loro i due protagonisti di “L’angelo del risveglio”.
Serena é una semplicissima ragazza che vive nella periferia di Milano. È una ragazza modesta, la sua vita lo è altrettanto e lei ne va fiera. Va fiera dell’umile ma accogliente appartamento in affitto dove vive con la madre, Rossana, ama il suo lavoro da infermiera a cui dedica buona parte delle sue energie e sì, anche dei suoi sentimenti.

Ha un’abitudine, una particolarità che la rende speciale all’interno del reparto di terapia intensiva in ci lavora: parla con i pazienti che si trovano lì, davanti ai suoi occhi, e lottano per svegliarsi da un sonno che non hanno scelto, o almeno non augurandosi la buonanotte.
Gli parla perché è convinta che possano sentirla, che riescano a sentire la sua voce, che possa tranquillizzarli come a dirgli che andrà tutto bene e che possono tornare indietro perché la vita non è ancora disposta a lasciarli andare.

È notte, Serena è di turno quando in ospedale si sparge  la voce che nel corso della notte, a causa di un terribile incidente d’auto, è stato ricoverato “un pezzo grosso”: Pietro De Castelli.

“Marzia e io strabuzziamo gli occhi. Non sono una fanatica di gossip, ma a parte che qualche rivista al lavoro mi trovo a sfogliarla è impossibile non sapere chi è Pietro De Castelli. Sorriso irresistibile e perfetto, capelli castani folti e lucidi, occhi di un azzurro che fa venire il dubbio sia stato accentuato con il fotoritocco. Alto, affascinante, sorriso da mascalzone: il tipico tizio che potresti trovare tra le pagine di un romanzo rosa.
Solo che lui è vero, appartiene a una famiglia mezza nobile e completamente danarosa e, per completare il quadro della situazione, è un perfetto scapestrato. O idiota, fate voi.
Uno che, invece di impiegare il suo tempo per fare del bene impegnandosi nella mega azienda di famiglia o magari diventando un filantropo, passa la sua esistenza tra yacht e feste faraoniche, modelle e ragazze bellissime dall’aria di principesse annoiate. Per gli amanti di gossip è praticamente un mito: giovane, bello, intelligente, odioso al punto giusto. E ora è qui. E lotta tra la vita e la morte.”

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Serena si troverà presto, nonostante l’imbarazzo iniziale, a fare ciò per cui è più portata anche con Pietro, ragazzo bello e dannato di neanche 30 anni che si è trovato a pagare un conto troppo alto rispetto a quello che poteva affrontare.
Inizierà a prendersi cura di lui,  a cullare il suo sonno, a parlargli della sua giornata, delle sue avventure, dei dolci che adora cucinare… Lo assisterà giorno e notte e, quando si renderà conto di quanto Pietro in realtà sia solo, lo farà anche fuori dall’orario del suo turno.
Pietro, immortalato in milioni di riviste di gossip, abbracciato a miriadi di ragazze, sorpreso a feste di dubbio gusto in compagnia di amici non sempre raccomandabili, è un principe della cronaca rosa. Un principe abbandonato non appena è caduto da cavallo.
Nessuno si presenta al suo capezzale, nessuno che sia entrato nella sua stanza, nessuno di quelli che lui considerava amici ha pensato anche solo per un attimo di fargli compagnia nel suo silenzio innaturale. Né i suoi genitori, né tanto meno la sorella che non hanno fatto nulla di più che farsi immortalare davanti all’ospedale con costosi occhiali scuri a coprire quegli occhi di ghiaccio che non avrebbero saputo come celare tanta indifferenza.

Il tempo passa e Serena racconta a Pietro ogni suo segreto, ogni piccola paura, dubbio e preoccupazione e lui sembra ascoltarla e capirla come nessuno ha mai fatto; non può parlarle ma lei è sicura che la stesse ascoltando…

“Poi, nel sistemare i drenaggi e le coperte, noto una cosa e per un istante mi manca il fiato: piccolissimo, sul fianco, talmente in basso da essere probabilmente stato fatto in quel punto non per venire ostentato ma per restare lontano da occhi indiscreti, un piccolo tatuaggio: il simbolo dell’infinito. Proprio nello stesso punto, e identico come soggetto e dimensioni, ne ho uno anche io.”

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Il loro legame diventa incredibilmente sempre più intenso e, se vogliamo, anche un po’ assurdo agli occhi di chi non riesce a sentire la complicità che si è creata tra i due.
Pietro riesce a suscitare in Serena delle sensazioni che non aveva mai provato prima, un senso di adeguatezza che non conosceva. Con lui si sente giusta, nel momento giusto, sente scomparire la goffaggine che abitualmente porta a braccetto come fosse la sua più cara amica.

“E’ così paradossale, e mi prenderebbero per pazza: eppure, mi rendo conto ogni istante che passa che adoro parlare con te. Ho così pochi amici, fuori dal lavoro, non so neppure io perché. Come se al giorno d’oggi l’essere semplici e sinceri non bastasse, anzi. Fino a pochi giorni fa avrei detto che non avresti capito, ma ora…ora non so. E so che spero che presto starai meglio. Ma so anche che mi mancherai – Gli sfioro dolcemente una mano.
La notte è tranquilla in reparto, e anche io lentamente chiudo gli occhi, mi assopisco su quella sedia al fianco di Pietro. In dormiveglia, nella luce fioca della lampada sopra il suo letto, tra lo scandire ritmico dei monitor, ad un tratto noto una cosa. Le sue ciglia che tremano, e poi, lente ed incerte, le palpebre che si sollevano.  Mi riscuoto bruscamente, quasi pensando di aver sognato. Ma non è così, e qualche secondo dopo i miei occhi nocciola segnati e stanchi si riflettono nei suoi, azzurrissimi, che mi fissano interrogativi. Il mio primo pensiero stupido è che no, sulle riviste non usano Photoshop, perché i suoi occhi sono davvero trasparenti e di un celeste poderoso, così belli da entrarci e non uscirci mai più. Poi si guarda attorno: fissa le apparecchiature e le flebo con aria confusa, cerca di muoversi, di dire qualcosa, e io d’istinto suono il campanello per chiamare il medico di guardia.
I minuti che seguono sono molto concitati: il medico controlla i parametri vitali, poi dà comunicazione di avvisare il primario che ne aveva fatta specifica richiesta. Noi infermiere eseguiamo i compiti alle quali siamo abituate, e in un attimo è la fine di questo turno.
Gli occhi di Pietro, nel frattempo, non si staccano un istante da me.”

In quel momento per Serena è chiaro che c’è qualcosa di strano in lei: non riesce ad essere completamente felice per il suo risveglio, sì certo è felice che sia vivo, che si sia svegliato da quel sonno spietato, che possa tornare alla sua vita normale, che non abbia subito danni permanenti ma, al tempo stesso, sa che presto Pietro lascerà il suo reparto per tornare alla sua vita di sempre, fatta di lusso e articoli di giornali mentre lei rimarrà semplicemente un’infermiera che si è presa cura di lui in un momento difficile… L’infermiera di sempre, solo un po’ più sola.

La nostra protagonista non si sbaglierà…
Pietro fu trasferito senza preavviso in un centro riabilitativo, lei non riuscì neanche a salutarlo e non trovò alcun messaggio ad aspettarla, solo il suo letto vuoto.

Da quel momento per Serena inizierà un periodo un po’ catatonico, un periodo in cui si sforzerà di non pensare a lui, di andare avanti senza rimpiangere quei momenti che erano solo loro… Non sarà semplice come pensava e un giorno, alla fine di uno dei suoi turni, un immenso mazzo di fiori arriverà a complicarle le cose.
Dietro a quel colorato mazzo di fiori c’era lui, bello come il sole che le sorrideva e le chiedeva scusa “per averci messo tanto”. 🙂

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Ebbene sì cari Notters, quello fu l’inizio della loro storia.
Serena si trovò a fare i conti con una realtà che non conosceva e mai avrebbe pensato di conoscere, dovette affrontare gli sguardi altezzosi della famiglia di Pietro, le sue foto sui giornali, le indiscrezioni della gente, la diffidenza di sua madre, la disapprovazione dei suoi capi e le immense diversità tra i loro mondi.
Pietro riusciva a cancellare ogni dubbio, ogni incertezza, ogni malumore. Le sue mani su di lei erano sufficienti a colmare ogni lacuna e le sue labbra erano tutto ciò che desiderava.
Più tempo passavano insieme più si sentiva completa, si sentiva bella e all’altezza; lui le sembrava sempre più perfetto, ma il suo mondo sempre più sbagliato per lei.
Non fu semplice, anzi a volte fu così difficile che Serena pensò di mollare tutto, di abbandonare quella favola perché di Cenerentola ce n’è una sola e non poteva certo essere lei la seconda.

Si allontanarono, si amarono senza dirselo, si pensarono, si rimpiansero ma non temete: “si risvegliarono” insieme. ❤️

Una storia splendida, un amore vero fatto di momenti dolcissimi ma anche di profonde paure; due protagonisti adorabili, tanto che non saprei a chi dare la fascia del mio personaggio preferito.
L’autrice Emily Pigozzi, scrive questa storia come se fosse il diario della protagonista, fa assaporare al lettore le fragilità di una ragazza come tante e al tempo stesso lo fa riflettere su ciò che nella vita non va mai sottovalutato e su come le apparenze possano farci vedere una realtà che ha la necessità di essere approfondita.
Ho apprezzato tantissimo lo stile del autrice, semplice e scorrevole ma estremamente toccante.

L’unica nota stonata se proprio devo trovarne una? È finito troppo in fretta… E non perché manchi qualcosa o perché i tempi scivolino via ma semplicemente perché di Serena e Pietro non ne ho avuto abbastanza!

È la storia di due angeli; se è vero che Serena è “L’angelo del risveglio”, Pietro è semplicemente l’angelo di Serena, l’angelo di tutte quelle persone che si guardano alla specchio e non vedono la loro immensità.

È una favola che vorremmo vivere tutte ma che, almeno, dobbiamo leggere e perché no, anche sognare.

Julie ❤️

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