Ciao Notters,
dopo una piccola pausa legata alle Festività sono di nuovo qui con voi e questa volta per raccontarvi la piacevolissima (almeno per me e spero anche per lei! :p) intervista che Raffaella Grandi, autrice di “Dire Wolf” ha concesso a Notting Hill Books 🙂
…Pronti?
- Sam, Chris e Stephen, tre personaggi così diversi tra loro che però si completano… a chi ti senti più legata? Premesso che durante la stesura mi sono talmente immedesimata in Elisa che mi è parso di avere stretto un legame unico con ciascuno di loro, il legame più profondo l’ho stabilito senz’altro con il personaggio più controverso, Stephen. L’idea iniziale era di definire chi fosse il ‘buono’ e il ‘cattivo’, mantenendo lo schema originale delle fiabe e riportandolo in chiave moderna. Poi, però, strada facendo ho cambiato idea. Ho permesso alla realtà di insinuarsi nella fiaba, dando vita al personaggio più vero, rivelandone il lato oscuro e… beh, in effetti, credo di avere già risposto alla tua domanda.
- Elisa è una protagonista tosta: ironica, determinata, coraggiosa ma anche sensibile e altruista. Ti assomiglia tanto o poco? Mi assomiglia parecchio, sì. Forse sono un po’ meno determinata, e tiro fuori il coraggio solo quando non ho alternative, ma sono estremamente sensibile. Se vedo qualcuno cadere, il mio primo istinto è quello di aiutarlo a rialzarsi. Sempre.
- Ho trovato davvero singolare la scelta di svolgere la storia nel lontano 1992 e nell’arco di pochissimi giorni.
Come mai il 1992? Non hai mai temuto che potesse apparire tutto…troppo veloce?
A mio parere è stato intenso e bello vivere e scoprire le emozioni dei personaggi ma magari altri lettori la potrebbero pensare diversamente. Come mai il 1992? Domanda interessante. Ti sembrerà strano, ma non me l’ha mai fatta nessuno, forse pensando che non ci fosse una vera e propria ragione.
Ma nel “Dire Wolf” sono davvero poche le cose lasciate al caso. Prima di tutto, nel ‘lontano’ 1992 avevo io stessa 17 anni (non farlo: so che stai già calcolando la mia età!). In secondo luogo, dal 1998 in poi, praticamente chiunque possedeva un cellulare. Capirai bene che molte delle situazioni descritte nel libro si sarebbero risolte con una semplice telefonata, motivo per cui era di fondamentale importanza scegliere un periodo che precedesse questa data.
Se non ho mai temuto che potesse apparire tutto troppo veloce? Sì, certo. Sin dal principio sapevo che era un po’ un azzardo; tuttavia è stato proprio il rapido susseguirsi degli eventi a tenermi incollata alla tastiera fino a notte inoltrata… Contavo sul fatto che accadesse la stessa cosa anche al lettore. Volevo che arrivasse a dire fra sé e sé : “Ancora una pagina…” e, poi, ancora: “Solo un altro capitolo…”.
La stragrande maggioranza delle persone che ha letto il “Dire Wolf” e che ho avuto il piacere di conoscere mi ha confermato di avere letto il libro in tre, quattro giorni al massimo… e questa, a mio parere, è una delle più grandi soddisfazioni per chi, come me, scrive per passione.
- Credi nell’anima gemella e nel destino?
Ho trovato quella parte del romanzo molto dolce e commovente, oltre che ben descritta e ne approfitto per farti i complimenti per come l’hai descritta. Grazie mille! In effetti, credo in una versione di “Anima gemella” un pochino più realistica.
Credo nella complicità, nell’affiatamento, nell’amore. Credo in tanti piccoli gesti che messi tutti insieme ti fanno sentire ‘a casa’. Potrà sembrarti strano, ma il semplice fatto che il tuo compagno vada al supermercato e, senza chiedere niente, ti porti a casa la marmellata, gli assorbenti e i biscotti della marca che desideravi… beh, è una delle più sottili, tenere dimostrazioni d’amore. Quando poi lo vedi giocare con tua figlia, lo senti intrecciare i piedi ai tuoi sotto le coperte per scaldarteli, o lo osservi dormire fiducioso al tuo fianco, beh, quello è… russare!!! Scherzo! E’ la forma più pura e realistica di “Anima gemella”.
- Com’è nata la tua passione per la scrittura? E per il fantasy?
Quasi per caso. Un giorno, durante la mia pausa pranzo, entrai in una enorme libreria di Milano alla ricerca di un fantasy che colmasse il vuoto lasciato dalla fine della saga di “Twilight” ma, per la prima volta in assoluto, non riuscii a trovare niente che stuzzicasse il mio interesse. Scoraggiata, uscii senza avere acquistato neppure un libro, (in genere ne compro almeno due o tre) domandandomi che cosa cercassi davvero in una storia.
La risposta fu così precisa e articolata da spiazzarmi.
Volevo una storia d’amore che mi coinvolgesse al punto da farmi dimenticare il tempo e il luogo in cui mi trovavo; cercavo una storia dentro la storia, due generazioni a confronto, un mistero che collegasse l’una all’altra. Bramavo l’adrenalina tipica delle corse contro il tempo, un giallo che si rivelasse un poco per volta, una svolta imprevedibile. Ma, sopra ogni altra cosa, volevo che mi fossero presentati il Bene e il Male… e poi mi venisse mostrato quanto sottile fosse la linea di demarcazione che li separava. Certo, non sarebbe stato facile trovare un libro così “su misura” per me. Con ogni probabilità, avrei fatto prima a scrivermelo da sola! Mmmmhh… E se ci avessi provato sul serio?
Cominciai a scrivere di nascosto, preoccupata di apparire strana agli occhi dei miei familiari. Scrissi i tre quarti del libro a penna su un foglio, finché mio marito non mi beccò con la penna in mano alla pagina 311, strabuzzò gli occhi, e scoppiai a ridere.
- Qual è il tuo libro del cuore? Quello che porteresti sempre con te e consiglieresti a occhi chiusi? Ho letto e amato così tanti libri che trovo difficile doverne sceglierne uno solo, ma, se proprio dovessi dire un titolo, allora sarebbe “Canto di Natale” di Charles Dickens. Lo troverete ingenuo, forse persino infantile, eppure quei viaggi temporali di Scrooge dal Natale Passato al Natale Presente a quello Futuro… quell’alternarsi di emozioni e di situazioni che lo portano a capire il valore della vita, sua e delle persone che lo circondano, beh… somigliano molto alla mia ricerca del “bene” e del “male”. La redenzione di Scrooge è il male che si avvicina così tanto al confine del bene, da fondersi in una cosa sola, facendogli dono di un nuovo inizio. Perché non tutto ciò che viene convenzionalmente definito “male” è da considerarsi irreversibile, e perché talvolta può nascondersi del bene dietro un cuore indurito da una vita difficile.
- Cosa fai nel tempo libero quando non scrivi? Ed esistono un momento particolare, un luogo o un rito particolare mentre scrivi? Scrivo per il puro piacere di farlo, strappando qualche ora al sonno, sul treno mentre vado al lavoro, durante le pause pranzo. Sono sposata e ho una figlia meravigliosa ma impegnativa, sensibile e giustamente esigente. Quindi, a parte leggere e scrivere, non mi resta molto tempo per fare altro…
- Qualche sogno nel cassetto ancora da realizzare? Vorrei riuscire a concludere al più presto la trilogia del mio “Dire Wolf”.
- Da dov’è nata l’ispirazione per raccontare questa bellissima storia di amicizia, scoperta di sé e amore?
Da una vecchia fotografia trovata nel vecchio ‘maso di nonna Jose’… Sì, proprio così: quel maso esiste davvero, anche se non è di proprietà del personaggio che ho inventato.
Mi è capitata fra le mani più di trent’anni fa ma, per qualche strano motivo, non l’ho mai dimenticata. Si trattava di una fotografia in bianco e nero raffigurante un uomo. Mi sono domandata chi fosse, se avesse abitato in quella casa in passato, se fosse ancora vivo… Da qui è nata l’idea per la storia di Michele, che ha ispirato il libro.
- Progetti per il futuro? Ho visto sulla tua pagina che presto uscirà il seguito di Dire Wolf. Ci saranno altri libri? Prequel, spin off? Mi è piaciuta molto la storia della mamma di Elisa, una storia dentro la storia.
In Gennaio dovrei riuscire a pubblicare il seguito del “Dire Wolf”, “Dire Amnesia- Il campo di Soffioni”. Si tratta della prima parte di
un libro che ho preferito dividere in due per via dell’eccessiva lunghezza; la seconda parte, comunque, è già in stesura e sarà intitolata “Dire Amnesia- L’Oracolo mezzosangue”.
Ci tengo a specificare che i due volumi di “Dire Amnesia”, al contrario del “Dire Wolf”, tratteranno alcune problematiche piuttosto delicate con una certa crudezza e, per questa ragione, ne consiglierei la lettura a partire dai sedici anni. Chi ha letto il mio primo libro potrebbe non aspettarsi che nel seguito il fantasy precipiti a terra con un tonfo, dando modo alla realtà di irrompere con una drammaticità che potrebbe turbare gli animi più sensibili.
Grazie infinite a Raffaella per questa divertente ed interessante chiacchierata e, in attesa di leggere il suo nuovo libro non mi resta che farle un grandissimo in bocca al lupo! 🙂
Serenella